Articolo pubblicato su Axe Magazine n.40 gennaio 2000
L’argomento “tecnica” è, paradossalmente, quanto di più spinoso possiamo immaginare; e affermo paradossale perché una tecnica per quanto tale dovrebbe essere piuttosto oggettiva, ma si sa in arte (e meno male), questo non è così scontato. Certo sono in molti a considerare questa completa disciplina (la musica), più come uno sport che come espressione di sé e di quello che ci circonda. E quindi è più bravo quello invece di quell’altro, giudicando su parametri (tecnici) spesso a dir poco parziali.
Non posso fare a meno di notare che in queste pagine di tecniche ed esempi, siano citati tutti chitarristi dell’era “Van Halen in poi”. Per quanto li apprezzi e li ammiri non sono però l’unica incarnazione della chitarra rock! E poi perché citare Holdsworth per quanto riguarda il legato, e non Al Di Meola par la pennata alternata e il muting che ha in pratica “inventato”, o lo stesso Holdsworth per la leva, e in concreto tutta la generazione precedente (Page, Hendrix, Clapton, Blackmore, Beck, ecc.) per bending, vibrato, slide, leva e quant’altro? Mmm... ho la sensazione che così non s’attivi e stimoli la curiosità e la ricerca (che dovrebbe comunque essere spontanea) di tutti gli appassionati di musica e più specialmente della chitarra elettrica. Andiamo oltre e chiediamoci che cosa vuol dire tecnica. L’accezione comune è: ogni accorgimento, metodo o modo di procedere, nello svolgimento di un’attività. Si può astrarre e affermare che la tecnica è la maniera pratica d’attuare qualcosa che abbiamo immaginato; e se noi abbiamo poca immaginazione avremo poche tecniche. Questo non vuol dire che saremo dei mediocri musicisti ma... Vediamo di allargare un po’ la visione. Siamo in un momento in cui in tutti i campi c’è una tremenda specializzazione; anche la musica ne risente, ma non possiamo spendere tantissimo tempo per migliorare solo la pulizia e la velocità del nostro plettrato o sweep o tapping. Cadiamo sempre sul discorso velocità e pulizia di qualsiasi tecnica stiamo trattando: è molto riduttivo. Per esempio: chi è che considererebbe una tecnica il saper suonare una qualsiasi parte sempre con lo stesso volume, suono, intenzione; o viceversa con sfumature sempre diverse, con colori e interpretazioni personali? Il punto è: le tecniche sono tantissime oppure dobbiamo considerare la tecnica chitarristica un ricettacolo di moltissimi modi, alcuni fondamentali altri d’espansione, se non di ricerca sonora, d’esprimersi e fare musica, tutto il resto è folclore. Cerchiamo di passare più tempo ad ascoltare dischi diversi di vari chitarristi e apprendere cose nuove o approfondire le varie sfaccettature di quelle che già conosciamo. Altrimenti avremo semplicemente il mostro che plettra o “tappa” o “sweeppa” da spavento; bene che vada ce ne sarà uno che riesce a farne una più del diavolo e allora sarà il nostro messia. Di tecniche ce ne sono molte e non tutte evidenti e muscolari. Partendo dalle citate definizioni di tecnica: più modi ho d’affrontare il problema, di concretare un’idea (in maniera mediamente efficace), più sono tecnico. Se davanti a una progressione armonica ostica e inusuale ho difficoltà a inventare un tema o un solo, oppure, al contrario, su una base modale statica, dopo aver sparato tutte le cartucce più impressionanti, non ho più niente da dire, io posso suonare più veloce di qualsiasi altro, ma non avrò una tecnica sufficiente! Dovremo ampliare il concetto di tecnica includendo altri criteri che ci permettono di realizzare quello di cui abbiamo bisogno nelle maniere più svariate. Quindi una tecnica armonico-melodica molto sviluppata è quanto di più appropriato serva a un solista (anche per comporre e accompagnare); come giudichiamo tecnicamente un Satriani che davanti a una progressione armonica appena un po’ complicata non riesca a fronteggiarla adeguatamente? Quanti di noi sanno riconoscere e suonare su ritmi più inusuali, perfettamente a tempo, o al contrario flessibili e inseriti musicalmente? Quanti hanno quel particolare “metronomo interno” che gli permetta di avere un respiro musicale in tutte le occasioni, anche le più semplici? Oppure ci limiteremo a risolvere ogni questione con qualche fischio e botto o tremende sestine di sedicesimi? Andiamo sul manuale: quanti di noi sanno modulare un bending con precisione su più di una nota o semplicemente suonare quella nota senza tentennamenti (e vibrato tattico) e rimanerci senza scappare velocemente per paura di essere stonati? Quanti modi abbiamo di suonare una semplice scala maggiore o un arpeggio, quanti accordi conosciamo, quanti tipi di scale e arpeggi conosciamo e sappiamo suonare su un brano? Ogni epoca e generazione ha avuto personaggi che hanno contribuito allo sviluppo della musica e, negli ultimi decenni, della chitarra elettrica; mi sembra logico pensare che se è vero come è vero che un Jeff Beck non ha una tecnica di plettrato velocissima, ne avrà qualche altra che valga la pena indagare, come avrà l’uso della leva, proprio perché la sua espressione si poggia su quest’ultima, verosimilmente coltivata più del plettrato superveloce; che non appartiene solo a Paul Gilbert, basti andare a sentirsi John McLaughlin in un qualsiasi suo disco. Non si può credere che dei chitarristi siano supertecnici in eguale misura su tutte le tecniche prima citate; tutti avranno sviluppato meglio delle tecniche piuttosto di altre. Cerchiamo di cogliere il loro significato musicale, solo così ci arricchiremo. Non tutte le scale iperveloci che ascoltiamo posseggono la stessa urgenza espressiva. Invece di udire nel solo senso fisico, dobbiamo ascoltare attivamente, per poi cercare di sentire. La musica sta in mezzo tra uno sport e un’arte; è “sportiva” anche perché è molto fisica e si manifesta con effetti fisici che investono il nostro corpo, e la competitività che frequentemente suscita non ha eguali in nessuna altra forma artistica. Ma la musica è una disciplina complessa e la crescita tecnica non va di pari passo con la crescita di musicalità. Caratteristico della musica è il fatto che le note prese singolarmente non significano nulla se non sono relazionate con altre; figuriamoci le tecniche prese esclusivamente come tali e non rapportate a un fine musicale. E, con il massimo rispetto verso le categorie, saremo solo degli operai e/o dei fini teorici della musica, manualmente e/o intellettualmente superdotati, ma non dei musicisti creativi. |
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