Articolo pubblicato su Axe Magazine n.89 giugno 2004
Stripsearch - Stripsearch (Magna Carta)
di Carlo Pasceri
Michael Ward chitarra, Mike Elizondo basso e Josh Freese batteria (con aggiunto Jason Freese al sassofono) per un CD di 9 tracce di una musica che fuoriesce dagli altoparlanti provocatoria e abrasiva, pesante e ossessiva, rumoristica ma organizzata (negli intenti). Le coordinate di riferimento di siffatte caratteristiche possono essere collocate sia tra una costola del rock sia in una del jazz. Infatti, tutte e due le correnti musicali hanno ospitato (ed ospitano) gruppi e solisti che si sono espressi in maniera così estrema. Gli Stripsearch producono una musica che non ha schemi armonici e ritmici (se non quelli di partenza) né elementi melodici: la musica sembra in massima parte improvvisata; tutte le tracce sono indistintamente accreditate al trio. È musica sfacciata e priva di concessioni, compromessa solo con la propria voglia di appagare uno sfogo senza scrupoli pur sapendo d’indurre sconcerto, generando, con la prerogativa di lasciare al caso molti eventi, un “caos ordinato”. Si può ipotizzare che le matrici del gruppo siano più jazz dalla qualità musicale più spontanea e meno progettuale e da qualche movenza stilistica della terza traccia “The Razor”; analisi confermata della settima “The Mongoose”, quasi swing. Quindi discendono dalle creature di John Zorn, ma pure da Ornette Coleman e Bill Frisell (quello per esempio con il trio dei Power Tools). Tuttavia in molti pezzi ci sono tante correlazioni con parecchio rock a cominciare da quello dei Pink Floyd prima maniera (quelli più sperimentali) e quindi Can, Amon Duul e Faust o da quello dei Red Crayola, ma pure con la musica (che sta a cavallo tra i due generi) degli Henry Cow e quella (quando ci si mettono) più lobotomizzante degli Area. Gli Stripsearch sono insomma affini a tutti quelli che hanno realizzato quella musica che a volte è ipnotica a volte così elettrica che turba i nostri stati d’animo istigando una reazione vorticosa di percezione estrema al limite dell’isteria schizo-paranoica. Quella musica in cui le dinamiche timbriche, apparentemente sconnesse e genitrici di suoni “liberi”, si rifiutano di ridursi a schema ma si realizzano nell’intreccio sonico. Questa musica è molto ambigua: non ha tempo, è tribale e futurista insieme, ha qualità sfuggenti che stimolano i nostri sensi sia superficialmente sia profondamente, ha suoni fortemente percepiti ma debolmente uditi analiticamente, è musica che può essere prodotta sia da cialtroni impenitenti sia da raffinati artisti. D’altronde se la disciplina della forma spesso reclama il sacrificio della fantasia non è altrettanto vero viceversa: prodotti di questo tipo non sono necessariamente creativi. Confidiamo che gli Stripsearch siano dei sofisticati musici, e pur non avendo realizzato un capolavoro, il CD è degno di nota; in ogni caso quando vi accosterete a CD difficili come questo vi consiglio una preparazione mentale e una condizione fisica speciale per poter apprezzare e “digerire” musica di questa natura.