Carlo Pasceri
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Pubblicazioni > Riviste musicali

Articolo pubblicato su Axe Magazine n.17 novembre 1997

Grunge... addio

di Carlo Pasceri

Neil Young
Neil Young
__Definire il genere Grunge è facile e difficile allo stesso tempo;  c'è un po' tutto il rock passato sotto i ponti, a cominciare dall'hard, non solo quello dei Deep Purple e dei Led Zeppelin, ma anche il proto-hard dei Beatles (Revolution, Helter Skelter), degli Who e di Hendrix, per poi passare ai nomi storici degli anni '70, compresi i Black Sabbath e Kiss (proprio loro). Il rock, si sa, è provocatorio, esagerato, idealista e nichilista, crudo, violento, aspro e dolce proprio come sa essere una chitarra elettrica con il distorsore a palla. Per l'esponente grunge niente di più facile che estremizzare l'hard dei Settanta fino ai limiti punk del '76-77 (Ramones, Clash, Sex Pistols), vere miniere di sound violento, cui attingere a piene mani. 
Salta fuori pure il nome di Neil Young (per molti chitarristi autentico profano dello strumento), forse l'artista anziano più vicino ai suoni e alle tematiche dei giovani artisti grunge, che da lui, oltre le camicie a quadri, il gusto per le accordature alternative e la distorsione massiccia, hanno ripreso l'impulsività e la cupa malinconia.
_Insomma, i pluridecorati e miliardari Nirvana, Pearl Jam, Soundgarden, Alice In Chains, Spin Doctor, Helmet, Stone Temple Pilots, Green Day, Green River o i Soul Asylum e i Mudhoney sono un'alternativa al rock... alternativo? O una naturale reazione alla yuppie music degli anni '80? Si può dire solo che le numerose coordinate musicali citate hanno fatto sì che questo manipolo di ragazzi, la maggior parte dei quali proveniente da una città "sfigata" come Seattle, abbia scosso violentemente l'establishment discografico americano (che, al solito, se ne è poi astutamente appropriato) per diffondersi poi ovunque. 
Kurt Cobain (Nirvana)
Nirvana
Sicuramente il Grunge è il rock degli anni ’90 e si possono riscontrare un sound e un approccio di fondo comune a tutti i gruppi.

_"Le matrici degli anni ’60 e ’70 sono state frullate e distillate in un cocktail sonoro a volte disarmante."

Pearl Jam
Pearl Jam
_E c’è pure qualcosa di nuovo, a cominciare dal fatto che le matrici degli anni ’60 e ’70 non sono state clonate, ma frullate e distillate in un cocktail sonoro a volte disarmante, con croci e delizie, ma anche con sincero trasporto. Se ciò che più emerge a prima vista è l’asprezza espressiva del grunge, a una più approfondita analisi musicale si nota la scarsa attitudine a comporre vere e proprie song con la canonica forma e sezioni: strofa, ponte, ritornello, coda, ecc., in favore di una ripetitività dei piani sonori armonici, melodici e ritmici. 
Per accentuare questa ossessione oppressiva e questo affrancamento dalla comune song, i nessi armonici sono sì molto semplici e ripetitivi, ma anche molto slegati diatonicamente dalla tonalità d’impianto.
Non si tratta di modulazioni più o meno temporanee, ma un vero e proprio accostamento armonico molto naive (aiutato da accordature alternative) e proprio per questo non artificioso, come qualche volta siamo costretti a notare in generi musicali più “colti”.
Il grunge offre allora progressioni inusitate e stimolanti, con quel carattere ambiguo, ipnotico e potente che lo contraddistingue da gran parte del rock d’annata. Alla rozzezza e all’approssimazione dei musicisti grunge, a volte anche retorici e presuntuosi, corrisponde però una rabbia e un’urgenza espressiva, che li rendono degni di attenzione, rispetto e chissà? Apprezzamento.


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