Il chitarrista-cantante-autore di origine scozzese John Martyn è stato un grande artista. Lo è stato non perché emozionava, comunicava ecc., quelli sono effetti collaterali. John Martyn è stato un grande artista perché è stato capace di scavarsi un’importante nicchia di creatività musicale sia come cantante sia come chitarrista sia, soprattutto, come autore di brani notevolissimi.
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Tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra Franco Cerri ha rappresentato per moltissimi chitarristi italiani IL chitarrista jazz; vuoi per la sua bravura, vuoi per la sua passata grande esposizione televisiva. È una leggenda vivente.
Tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra Eddie Van Halen è sempre stato considerato il chitarrista che ha traghettato la chitarra rock dalla vecchia terra alla nuova, l’unico dopo Hendrix che sia riuscito a imprimere un’accelerazione, anche nel senso letterale del termine, alla crescita e maturazione del neorocker. In effetti l’arrivo improvviso e tumultuoso di Eddie nel 1978 con il primo LP dei Van Halen ha dato veramente uno scossone al vetusto e inaridito circo rock.
Tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra Nguyèn Lè è un eccellente artista, chitarrista-compositore franco-vietnamita; della generazione post fusion degli anni ’90 è forse il più noto, sicuramente il migliore. Sincero e coraggioso, sia nelle composizioni sia nei suoi interventi solistici, sempre di pregio e mai calligrafici, a suo agio tanto come esecutore in big band quanto come leader di progetti in duo o in trio.
La sua musica è ad alto tasso di originalità, Nguyèn Lè applica un moderno profilo di ricerca pure etnico, talvolta facendola confluire in un alveo virato al Jazz, altre volte virato alla Fusion e/o al Rock. Tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra Nell’era d’oro della Fusion (dai primi ’80 e per circa dieci anni) il chitarrista-compositore Mike Stern fu tra i musicisti più influenti e inneggiati. Stern è una specie di Charlie Parker che incrocia Jimi Hendrix e James Brown; il perfetto contraltare stilistico del sofisticato e pacato Pat Metheny: loro due furono i più importanti riferimenti tra i chitarristi e tra i più rilevanti in assoluto della musica strumentale dell’epoca, furoreggiarono.
Il 9 dicembre 1966 la Polydor Records pubblica "Fresh Cream" album d'esordio dei Cream: Jack Bruce (basso, armonica e voce), Eric Clapton (chitarre e voce) e Ginger Baker (batteria). E’ stato il primo e più importante gruppo (in termini di qualità e successo) a coniugare la forma canzone (anche con asimmetrie metriche), il Blues e moduli improvvisativi differenti da quelli sino allora frequentati, ovvero più slegati dalle formule bluesy e del Pop, più vicini a quelli Jazz: tutti, pure basso e batteria, nel costante dialogo tra loro e non limitati a fare da statico fondale per la figura principale.
Il secondo disco della Jimi Hendrix Experience, Axis: Bold As Love, dei tre registrati in studio e pubblicati quando lui ancora in vita e quindi interamente legittimi, è forse quello meno celebrato; comunque amato e splendido. Siamo alla fine del 1967, e segue quello di esordio (Are You Experienced), a questo seguirà il più ambizioso Electric Ladyland; in circa due anni Hendrix ha gettato le basi della sua leggenda (certamente insieme con i suoi i suoi straordinari, trascinanti concerti).
Il nome di Martin Barre (Birmingham, 17 novembre 1946) è indissolubilmente legato a uno dei gruppi rock più importanti in assoluto: i Jethro Tull. E Barre è stato un chitarrista prezioso perché è stato un chitarrista rock a tutto tondo, in grado di essere molto efficace in tutte le impegnative parti che svolse. E non solo come chitarrista elettrico di memorabili assoli (acclamatissimo quello sul pezzo Aqualung), ma anche di accompagnamenti con precisi arpeggi, accordi, riff e linee melodiche anche con obbligati e complessi unisoni con altri, il tutto spesso in intricate situazioni musicali sotto molti punti di vista.
Tra gli anni ’20 e ’30 del ‘900 ci fu la formalizzazione del Blues come diffusamente lo si conosce ovvero, compendiando, una sequenza ciclica di 3 accordi (maggiori I-IV-V) lunga 12 battute con motivi melodici e riff basati sulla scala pentatonica (con la nota aggiunta di passaggio corrispondente all’intervallo di quinta diminuita e l’oscillazione di intonazione tra terza minore e terza maggiore). Fu un’osmosi tra i più arcaici e semplici brani con canti basati su un accordo (talvolta andando verso il relativo IV) e pochissime note con intonazioni variabili rispetto ai canoni occidentali, e quelli ottocenteschi di Ragtime basati su rapide sequenze scalari e accordali diatoniche; in quanto alla lunghezza dei cicli di battute, tutte e due le prassi musicali erano di misure variabili.
Già detto, in varie occasioni, che il Blues molti decenni fa ha smesso di svilupparsi, anzi si è involuto, e ciò è coinciso innanzitutto con la diffusione della chitarra elettrica con il suono distorto. Continui e recenti dialoghi su questo sito mi fanno riprendere brevemente l’argomento.
Love Devotion Surrender dei due chitarristi John McLaughlin e Carlos Santana da quando fu pubblicato (luglio 1973*, registrato autunno '72) è stato un disco controverso, chi lo ha inneggiato e chi ne è rimasto deluso; io sono stato tra quelli più insoddisfatti che entusiasti.
Ma Love Devotion Surrender è un gran disco, e vi dirò perché. Nel ‘900 la chitarra elettrica ha contribuito grandemente allo sviluppo della musica, in particolare del genere Rock (e per certi versi anche al suo collasso). E i chitarristi solisti ne hanno rappresentato l’elemento più importante sotto molti punti di vista, compreso quello più eroico e mitico: i romanticissimi cavalieri templari, alla ricerca di mondani Sacri Graal e perenni glorie… Quindi della chitarra elettrica moltissimi rivoli e sfaccettature, e proprio per questo può essere utile, dopo circa cinquanta anni, di cui l’ultima metà di generale stallo, tracciare alla grossa tre linee direttrici alle quali riferirsi per una semplice e sintetica comprensione dei linguaggi di massima di alcuni artisti fondamentali che sono venuti alla ribalta e dei loro epigoni.
Joe Satriani e Steve Vai sono gli ultimi grandi chitarristi rock. Ed è tutto dire, considerato che sono apparsi sulla scena circa trent'anni fa, ma tant'è. Altri, in seguito, hanno suonato linee ancor più velocemente di loro e con più fischi e botti, riducendo la chitarra a uno strumento da circo, e con ridottissima capacità espressiva a tutto tondo: fiacchi, poco intensi e sferzanti, quindi insufficienti nelle caratteristiche proprie del Rock. Figuriamoci nelle sfumature.
Per nessuno, come per Jeff Beck (24 giugno 1944), l’epiteto chitarrista elettrico rappresenta meglio quel che un musicista è. Nei ‘60/’70 molto genio e sregolatezza; oggi più regolatezza e meno genio, tuttavia tra i vecchi giganti, Beck è quello che meglio si è mantenuto all'altezza della propria grandissima e meritata fama: ha perso poco smalto, è ancora incomparabile.
I Led Zeppelin sono (ancora) sotto accusa: Stairway to Heaven sarebbe stata copiata da un brano, Taurus, di un validissimo gruppo, gli Spirit. Sotto accusa è l’arpeggio iniziale. Stairway to Heaven, uno dei brani più famosi di tutti i tempi, principia con un arpeggio di chitarra acustica di quattro battute, suoni di flauti armonizzati che, in questa prima e ripetuta parte, sottolineano l’armonia espressa dalla chitarra; poi nella seconda (a 26”), che cambia, i flauti cominciano a profilare un motivo melodico, anticipando, parafrasandolo (da 40”), quello principale della voce che segue. Ecco che a 53” entra, sovrapponendosi all’arpeggio, la semplice melodia vocale di quattro battute; a 1’59” termina e lascia spazio a un giro d’arpeggio di chitarra e ai flauti. A 2’53” questa sezione termina; in seguito verrà ripresa…
Questo articolo è estratto dal libro "King Crimson - Red". A proposito di un chitarrista sempre seduto, con gli occhiali da vista e mai una smorfia… Un chitarrista che abbia un approccio alla sperimentazione e manipolazione sonora e uno spiccato senso del “gancio” canzone parificabile a Jimi Hendrix, e al contempo una sapienza teorica musicale con altissime precisioni tecniche analoghe a John McLaughlin, e di questi due paragonabili capacità compositive e di leadership di band, non è una chimera: risponde al nome di sua musicale maestà britannica Robert Fripp. Lui è un chitarrista scienziato, altamente creativo.
Nell’epoca d’oro del Rock, ci furono due chitarristi elettrici altamente creativi, coraggiosi, perché anticonformisti all’imperante panorama dello stile rock-blues: Ritchie Blackmore e Robert Fripp.
Santana (I) 1969, Abraxas (II) 1970, Third (III) 1971; oggi, aprile 2016, Santana IV. Questo disco, realizzato 44 dopo la sua eventuale naturale nascita, si può “leggere” e giudicare in tre modi diversi:
Il 26 Marzo 1976 esce l'album Amigos di Carlos Santana. Ecco la storia di questo disco tratta dal mio libro Musica '70. Dopo l’insuccesso commerciale del disco “Illuminations”, ma soprattutto dopo quello parziale di “Borboletta” (album molto venduto in Europa e soprattutto in Italia, poco in America), Carlos era fortemente pressato dalla casa discografica; d'altronde intorno al ’75 faceva dei tour come spalla agli Earth Wind & Fire e a Eric Clapton!
Tom Scholz e i Boston! Un piccolo colpo: mi ricordano i miei vent’anni, o giù di lì. Una volta tanto lascio da parte il Jazz- Rock, il Prog, il Jazz, i grandi protagonisti. E lascio andare pure me, facendo riemergere alcune sensazioni canaglie… Approssimazioni interiori, sentimenti impalpabili, elaborate indeterminatezze, date forse dall’ineluttabile battaglia tra il manifestarsi del risentir emanazioni di fragranze e suoni antichi, e l’impossibilità fisica che ciò possa accadere.
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Carlo Pasceri
Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore. TEORIA MUSICALE
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Aprile 2024
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