Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Una cena a base di.... note "giuste", dissonanze e scale

17/9/2024

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Ieri sera, casa mia, dopo cena…

​Valerio: ma stai dicendo che in sostanza tutte le note vanno sempre bene, in qualsiasi circostanza musicale?!
Sì, non ci sono limiti, se non quello di sapere cosa si vuole ottenere e quindi conseguirlo, scegliendo quali note…
Sono scorrette le classiche prescrizioni, come pure quelle più flessibili e moderne di scuola Jazz, quando pretendono di essere di carattere assoluto.
Sono valide se si vogliono ottenere precisi risultati in precisi stili, nulla di più.
Valerio: dunque, se per esempio c’è un accordo di LAm potrei suonarci “sopra” qualsiasi nota; io pensavo solo quelle delle scale minori… Ma non ci saranno delle dissonanze?
Sì, qualsiasi altra nota, considerando che qualsiasi nota consegue un effetto percettivo differente, che va da vari gradi di consonanza a vari gradi di dissonanza.
​Su un LAm anche se suoni una scala minore ci saranno differenti qualità di consonanza e dissonanza (quindi pure una mediana specie di neutralità).
Però, vuoi per l’abitudine di ascoltare sempre quelle soluzioni vuoi per il pensiero di star facendo la cosa “giusta”, la percezione è molto accomodante; per converso altre soluzioni si possono avvertire parecchio “strane”.
Premettendo che nessuna linea melodica è di per sé dissonante (lo potrebbe essere solo quando si sovrappone ad altre note), e parimenti è scorretto asserirlo anche di una solitaria successione armonica*, solo le note costituenti l’accordo sono consonanti (perciò sorta di arpeggio).
E con differenti qualità: di quel LAm (La-Do-Mi), se sovrappongo nota La conseguo la consonanza più statica, nota Do quella più dinamica, nota Mi via di mezzo.

Tutte le note che non coincidono con quelle dell’accordo, che siano tratte da una “perfetta” scala associata o da qualsiasi altra, sono a vario grado e titolo dissonanti.
Questo perché inesorabilmente si produrranno frizioni: se si suona un Fa su quel LAm la dissonanza col Mi è indiscutibile, come se si suona un Si col Do. Quindi p.e. un Fa# (che è fuori scala di LA minore) non è certamente più dissonante di un Fa, anzi.
Se l’abitudine di ascoltare quelle dissonanze (Fa e Si) non le fa percepire come tali, o comunque gradevoli, è per una questione culturale.

Valerio: e se ho una sequenza di accordi tratta da una data tonalità? Pertanto a quel LAm segue REm, MIm e SOL7, dunque la scala matrice è LA minore naturale?
La cosa non cambia in senso assoluto, ma relativo, ossia che il “girare” di quegli accordi neutralizza ancor più la percezione delle dissonanze che si generano dalla scala di "appartenenza", ma non quelle altre, giacché in modo quasi subliminale le 7 note esposte dal girare degli accordi alle orecchie meno abituate fanno sembrare le note aggiuntive come strane o addirittura errate.
Così non accade alla maggior parte degli appassionati di Jazz, che in assoluto sono però una minoranza. Facendo la tara che poi una cospicua quota di loro si abitua ad alcune soluzioni e meno ad altre.

Valerio: ecco, allora il Blues...
Sì, il Blues è un’ottima prova del nove, in tutti i sensi: i tremendi attriti tra l’usatissima scala pentatonica minore e le note del giro armonico più elementare (senza calcolare le dissonanze secondarie, o quella primaria concernente la scala blues che aggiunge la quinta bemolle):
terza minore (scala) versus terza maggiore (accordo I) – settima minore (scala) / terza maggiore (accordo IV e V) – tonica / terza maggiore (accordo V)**.
Dunque, qui invece, in presenza di un giro armonico, peraltro breve e reiterato, si è abituati a non “estrarre” le note costituenti il giro (ben nove)***, ma con solo cinque a più che accettare le dissonanze che inevitabilmente accadono, anzi, se non capitassero quelle ma altre, magari pure con meno frizioni, potrebbe piacere meno quel pezzo blues o addirittura disconoscerlo come tale.

Valerio: oh, allora sono contento, così vale tutto quel che faccio, pure a caso…
Beh, no, si sente abbastanza chiaramente quando è così, quando c’è confusione e incoerenza, quando non c’è strutturazione nelle linee che si succedono e sovrappongono alle armonie. L’estrema complicanza è proprio il controllo e l’uso delle interrelazioni tra tutte le note sia melodiche sia armoniche; ecco perché sin troppo spesso, ben che vada, le solite schematizzazioni usate da tutti con minime varianti di gran lunga prevalgono.

Valerio: ok Carlo, grazie per la cena e per la chiacchierata…
Figurati, anzi che hai sopportato le mie - più che dissonanze - frugali rudimentalità in cucina, a presto.
 
​
* Dissonanti lo potrebbero essere gli accordi in sé, ma non il loro relativo scorrimento nel tempo, che equivale a una linea melodica.
** Un Blues in DO, pertanto DO7 – FA7 – SOL7: Mib /Mi - Sib/La e Sib/Si - Do/Si.
*** Blues in DO, la scala conseguente è: Do-Re-Mib-Mi-Fa-Sol-La-Sib-Si-Do.

​
​​
Questi argomenti sono trattati nei miei libri Viaggio all'interno della Musica e Quaderni Musicologici.
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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