(Il pitch è l’altezza, l’intonazione di un suono o nota.)
Benché non nuovo ad approssimazioni ed errori del genere, una così scorretta affermazione su una tecnica musicale fondamentale, elementare, come il vibrato e per giunta direttamente applicato alla chitarra, mi ha fatto sussultare.
Giacché rivolto a un generico pubblico, non scenderò in dettagli tecnico-matematici.
Il vibrato è una tecnica musicale usatissima per “vitalizzare” le note, a cominciare da chi canta, ed è la variazione d’intonazione, ossia dell’altezza (frequenza sonica).
Da non confondere con il tremolo, che è la variazione di ampiezza, ossia di intensità (volume), di una nota.
Dunque il vibrato, per definizione, è una rapida e minima variazione d’intonazione.
Quindi, siamo da sempre abituati a stonature ad arte delle note: senza quelle stonature la musica sarebbe più "fredda".
Sono due le tradizionali tecniche chitarristiche di vibrato*: la derivazione classica e quella blues.
Divergono in modo pressoché totale: il vibrato classico è assiale (o longitudinale), il dito del chitarrista si sposta entro il tasto in modo retto e rapido lungo la corda**; quello blues è radiale - trasversale - rispetto alla corda e alla tastiera, flettendo la corda l’angola quel tanto che basta per cambiare l’intonazione senza giungere alla nota (temperata) successiva, quindi è una sorta di veloce e continuo micro-bending***.
Le due tecniche divergono anche come effetti di vibrati.
Quello blues è tendenzialmente più ampio e profondo, ma invariabilmente sempre crescente: la frequenza non può oscillare discendente-ascendente (o viceversa) relativamente alla nota “giusta”, ma è sempre più alta.
Mentre quello classico, più tenue, può essere discendente-ascendente o viceversa intorno alla nota “giusta”.
E tornando allo spunto iniziale di questo articolo, non è dunque vero che il vibrato classico non varia l’altezza (il pitch), il tono musicale: lo fa sia in basso sia in alto (la modulazione di ampiezza è inerente al tremolo).
Quindi, il vibrato è un fondamentale ornamento espressivo del fare musica, per certi versi ancor più intrinseco delle articolazioni tecniche di pronuncia (legato, staccato, accentato ecc.), che, facendo la tara a eccessi manieristici non rari, tutti i musicisti delle principali famiglie di strumenti (a eccezione di quelli a tastiera, a cominciare dal pianoforte) lo adoperano a emulazione della vocalità umana.
* Ce ne sono altre, oltre alla possibilità di combinare questi, i due basilari e più impiegati in assoluto, a cominciare dall’uso della leva a disposizione su alcune chitarre elettriche.
** Ancorché uguale al movimento di violinisti e simili, questi producono il vibrato mediante una microvariazione della lunghezza della corda, i chitarristi, essendoci i tasti, della tensione.
*** Il bending è il rapido raggiungimento di una nota – solitamente da un semitono a due toni più alti – intonandola in modo continuo flettendo la corda, senza alcuna frattura frequenziale per conseguirla; è parente al glissato e può essere anche discendente (pre-bending).