Senza questi urti, contrasti, divergenze, resistenze, ci sarebbe la rigida, glaciale, immobilità.
Dunque nel nostro vivere siamo continuamente alle prese con attriti di ogni tipo.
Naturalmente pure in musica esiste ciò.
Il movimento vitale è dato da collisioni più o meno marcate, più o meno sfumate tra oggetti. Attriti energetici; potenza dinamica del calore.
Senza questi urti, contrasti, divergenze, resistenze, ci sarebbe la rigida, glaciale, immobilità. Dunque nel nostro vivere siamo continuamente alle prese con attriti di ogni tipo. Naturalmente pure in musica esiste ciò.
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Quando si dice a qualcuno (anche a se stessi) “immagina tal cosa”, si chiede di generare una scena con degli oggetti (eventualmente con le loro proprietà attive) e proiettarli su una sorta di schermo mentale.
Questa è l’esperienza più comune, quotidiana, che però solitamente produce confusione tra alcune parole molto importanti e i loro concetti: immaginazione, fantasia, idea e creatività. Queste parole si tende a usarle come sinonimi, ma non lo sono. Molto brevemente, pertanto senza alcuna pretesa di completezza, si tenta qui di chiarire la questione, per poi relazionarla al mondo dei suoni, alla dimensione musicale. In musica il più rapido effetto lo riceviamo dalla natura dei suoni: qualità fisica musicale; sovrastruttura.
Ciò determina quell’impatto emotivo che spesso è permanente negli ascoltatori anche più accorti, e che sovente non permette un approfondimento dell’ascolto più sostanzialmente musicale. Ossia quel che definisce la struttura della musica: ritmo, melodia e armonia. Nei generi musicali tra le discriminanti più importanti vi è la cosiddetta modulazione*.
In un brano la modulazione è il cambiamento di tonalità, ossia la variazione della scala basamento della melodia e armonia correlate. Può essere temporanea o permanente, cioè si può modulare ulteriormente andando a un’altra tonalità o ritornare a quella di partenza (o rimanere fino al termine del brano a quella raggiunta), per esempio da LA maggiore a MI maggiore e poi a SI minore o tornare a LA maggiore (o rimanere in MI maggiore). Premettendo che si sa poco e che si hanno pochissime certezze della musica dell’antica Grecia (dalla quale è principalmente derivata la musica occidentale), tanto che diffusamente nei testi di storia della musica è riservato pochissimo spazio, possiamo tentare di sintetizzare per brevemente relazionarla alla prassi della musica moderna.
Un paio di interessanti sorprese. Seppur la stragrande maggioranza di noi occidentali sia ben felice del proprio patrimonio musicale, quale che sia il genere, Classica, Pop, Jazz, Rock, Funk ecc., questa stessa maggioranza conosce le peculiarità delle musiche indiane e arabe, ossia di essere esclusivamente ritmiche e melodiche (non hanno accordi). Per contrappeso, oltre alla sofisticatezza ritmica, hanno un ancor più sofisticato sistema per melodizzare. Lo abbiamo intuito tutti. Affronteremo, seppur in modo sommario, questo argomento perché, oltre a essere parecchio sconosciuto, quel poco che si sa è anche alquanto scorretto; ma soprattutto perché è molto più legato alla nostra musica di quanto si creda.
Un disco epocale, di uno straordinario bassista che contribuì eccezionalmente alla reputazione e allo sviluppo, già crescente, del basso elettrico; Pastorius ci riuscì per vari motivi, non tutti inerenti alla pura musica.
Jaco Pastorius fu pubblicato nel 1976; dunque lo stesso anno del celebre “Black Market” dei Weather Report, cui sostituì un altro fenomenale bassista, Alphonso Johnson: Pastorius suonò in due soli brani, ma si mise così tanto in luce che appunto il suo disco solista fu subito “recuperato” e da lì in poi la sua fama fu in esponenziale aumento. Miles Davis, si sa, è un artista straordinario; per molti motivi. Ce ne è uno che è parecchio peculiare e che è poco noto.
Davis si differenziò ulteriormente da tutti gli altri perché fece una scelta radicale già sul finire degli anni Sessanta: conclusasi dopo alcuni anni e alcuni stupendi dischi la meravigliosa esperienza del famoso quintetto (Shorter, Hancok, Williams e Carter), si immerse totalmente nella musica modale, e non ne uscì più. All’alba dei ’90 del ‘900 sorsero due stili musicali molto diversi tra loro: l’Acid Jazz e il Grunge.
Uno britannico ed elegante, l’altro americano e scapigliato; uno parecchio innervato da interventi strumentali di buona qualità, l’altro soprattutto vocale e strumentalmente un po’ trasandato. Uno, sorta di iper raffinato Funk, l’altro, ruvido Rock contiguo con l’Hard; in sostanza quasi agli antipodi, quasi delle antitesi musicali. Ma c’è un importante contenuto musicale che li accomuna. La magia di un’invisibile energia che viaggia nell’aria e colpisce il nostro udito incantandoci.
Basta una nota per attirare la nostra attenzione; per emozionarci, stregarci… La musica crea un‘atmosfera che altera in modo profondo la nostra percezione dell‘ambiente circostante; appena quei suoni smettono di far vibrare l‘aria, la magia cessa. Il successo di un brano (similarmente anche l’ottima accoglienza di un solo di uno strumentista) è dato perlopiù dalla sua facile cantabilità melodica: il motivo “orecchiabile”. E il buon dizionario musicale della Garzanti (Le Garzantine) ci informa che cantabile è un “pezzo vocale di carattere melodico, simile o uguale all’Aria, che si mantiene nell’ambito medio di un dato registro evitando intervalli difficili e rapide successioni di note”.
Vale a dire, lenti movimenti in un ridotto spazio musicale (di solito nell’ambito dell’ottava musicale ossia nello spazio di raddoppio-dimezzamento frequenziale delle note: per esempio Do1 – Do2). Ad eccezione della stragrande maggioranza della musica Classica del Novecento e del Jazz, nella musica moderna c’è (soprattutto stata*) un’importante differenza: quella dai contenuti di alto e basso profilo, quella più impegnata (e impegnativa) e quella più disimpegnata e commerciale.
Si potrebbe indicare, semplificando**: le musiche che rientrano nell’alveo difficili e facili, complicate e semplici, sono categorizzate da una parte nei generi Progressive e Jazz-Rock, e dall’altra Pop, Funk-Dance, Blues e Rock (quello più semplice di natura blues o di canzone pop rivestita con suoni più sofisticati o al contrario più “duri”: l’Hard-rock) ***. 1. Outside del 1995 è l’opera più ambiziosa, sperimentale e pregevole di David Bowie del periodo post Settanta, segnatamente la cosiddetta trilogia berlinese; 19 brani nati in studio (per 75 minuti).
È un concept album che vede rinverdita la collaborazione di Bowie con Brian Eno: veste i panni del detective Nathan Adler. Palingenesi artistica. Opera minimale, eppure espressionista; alquanto acustica. Un capolavoro.
Uno dei pochissimi degli ultimi trent’anni di Rock e dintorni. Significativa è la quota di innovazione fornita dalle scarne, impulsive, indolenti e quasi mormorate melodie intonate da Mark Hollis, sostenute da interventi strumentistici che appaiono e scompaiono come fantasmi. È annichilita ogni trivialità pop. La bellezza è musicale.
La musica è la massima espressione della bellezza. Come ci informa l’enciclopedia Treccani, il concetto di bellezza rinvia a ordine, armonia e proporzione delle parti. Tutti sanno che i Rolling Stones sono un gruppo che ha macinato brani di gran successo sin dagli anni Sessanta e che la loro musica è fondata sull’estrema semplicità: grezzo rock striato di R&B.
Swallow Tales è un album di Jazz pubblicato il 12 giugno 2020 dalla ECM Records a nome di John Scofield.
I nove pezzi sono scritti dal bassista (elettrico) Steve Swallow. Completa il trio il batterista Bill Stewart. L'ultima registrazione di questo trio risaliva al 2007 (This Meets That). I californiani Beach Boys, capeggiati da Brian Wilson, furono tra i più importanti gruppi in assoluto del nascente Rock che, in quell’alba degli anni Sessanta, coincideva col Pop.
La maggioranza delle band rock intorno alla metà dei Settanta è entrata in crisi, ma il settimo disco dei Gentle Giant, Free Hand pubblicato nel 1975, è un ottimo album che avrà un lusinghiero riscontro di vendite e di critica: raggiunsero l’acme anche come gruppo dal vivo.
Help! fu il primo brano dei Beatles che più mi avvinse a livello compositivo-esecutivo.
Ero un ragazzo che aveva da pochissimi anni iniziato lo studio della chitarra e della musica, pertanto la causa questa fascinazione era connessa a un’impressione a orecchio, affatto non razionale. |
Carlo Pasceri
Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore. TEORIA MUSICALE
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Aprile 2023
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