Questione sovente non presa nella giusta considerazione, ancorché discretamente nota, almeno superficialmente.
E già, rispetto ad altri generi musicali, per vari ordini di motivi (che poi indagheremo), l’esito musicale dato dall’apporto dei singoli componenti dei gruppi risulta essere, soprattutto all’orecchio dell’appassionato, più moltiplicato che addizionato.
Di conseguenza, allorquando si verifica nei gruppi qualche sostituzione di persone, molte volte gli ascoltatori - che fino ad allora li hanno molto apprezzati - riscontrano variazioni musicali che poco accettano. Va da sé che il gruppo più è amato più subisce ciò.
Pertanto, nel caso di sostituzioni (o comunque ritiro di qualcuno) scoppiano furibonde e sterili liti tra fan di questi gruppi, giudicando faziosamente molto migliori i dischi con questa o quell’altra persona a seconda dei casi. Basti pensare a quel che è accaduto (e accade) tra i fan dei Pink Floyd e dei Genesis...
D’altronde non di rado, quando succede ciò, se è vero che i gruppi perdono alcuni fan ne guadagnano altri cui garba di più il cambiamento.
In altri generi musicali questo accade molto meno; e più ci si allontana dal Rock meno accade… Perché?
Le cause principali sono due, intersecanti: una inerente al concetto quasi sociologico di gruppo, di aderenza a una famiglia-tribù; l’altra musicale, di forme e contenuti.
L’individuazione del “capo” cui riferirsi in seno a un gruppo, affezionarsi ecc. è banale: sarà chi canta (in subordine allo strumentista di gran lunga prevalente), il frontman (o girl).
Se sono due, ecco già in nuce l’aspetto cui gli appassionati si abbandonano spesso in modo irrazionale (perlomeno come presunte diversità musicali e valoriali assegnate) nel caso di allontanamento di uno dei due, con eventualmente a corredo considerazioni laterali (concernenti gli altri elementi del gruppo).
La causa musicale, che s’interseca con la precedente, è semplice: prevalgono gli aspetti connotativi, timbrici e formali*, sui contenuti.
Quindi l’individuale (unico) timbro vocale (che ogni persona ha) e la maniera di cantare (il come), i suoni adottati dai chitarristi (e dagli altri musicisti), il come delle esecuzioni** (e non il cosa), quante sezioni presenti e velocità.
Così si spiega pure la forza e la debolezza del Rock, di essere più della semplice somma delle singole parti; e si spiega da un lato la scarsa durata temporale di creatività dei gruppi mentre dall’altro l’enorme successo nel tempo allorquando in attività.
La forza e la debolezza sta nel fatto che l’ascoltatore è così sensibile ai suoni, forme, timbri e modalità espressive - così ricche (in quantità e varietà) nel Rock come in nessun altro genere – che l’apporto dei contenuti passa in secondo piano (anche perché poco decifrabili dall’ascoltatore), pertanto il valore tecnico-creativo intrinseco del singolo strumentista conta meno di quali timbri e registri frequenziali sceglie e come li esegue, insomma, sono più importanti l’effetto timbrico-espressivo e le forme generali piuttosto di quali note e con quali ritmi - dando per acquisiti alcuni schemi base quali scale, accordi e ritmi invalsi in Occidente.
Quindi i gruppi sono poco inclini agli aspetti contenutistico-creativi (e men che mai allo studio per ampliare le potenzialità musicali come invece succede in altri generi***), concentrandosi molto su quelle caratteristiche più di impatto, ritagliandosi in tal senso peculiarità stilistiche molto identitarie, riconoscibili (anche perché assai reiterate nel corso degli anni).
D’altronde i loro ascoltatori vogliono ciò: sono tendenzialmente assai conservatori, mal tollerano grossi cambiamenti. Un po’ come accade nelle famiglie-tribù.
Evviva papà e mamma e fratelli e sorelle rock!
* La strutturazione degli avvicendamenti delle sezioni dei brani e le velocità metronomiche.
** Intese anche come dinamiche volumetriche.
*** Per esempio - al netto della Classica - nel Jazz, Fusion, Jazz-Rock e dintorni.