Invece questa fase di passaggio per i grandi artisti è non raramente una condizione di grande fermento creativo e importanti realizzazioni.
Un plastico esempio è dato dai Weather Report con il loro quarto disco in studio Mysterious Traveller (1974).
Con "Mysterious" il gruppo comincia a virare verso una tessitura più complessa, sofisticando forme e suoni oltre che linee melodiche e armonie, orchestra di più e pertanto si distacca nettamente dal modello davisiano. Proprio per questa transizione, seppur con qualche minimo squilibrio, è un disco molto importante.
(Peraltro da molti è considerato un capolavoro… )
Ma focalizziamo l’attenzione su un brano che, malgrado dia il nome all’opera, è poco considerato, se comparato per esempio a Scarlet Woman.
D’altronde il disco contiene vere e proprie perle musicali, ma il pezzo Mysterious Traveller* ha peculiarità che vale la pena evidenziare.
É parecchio lungo (oltre 7 minuti), e presenta sia novità sia sorta di compendio di molte delle caratteristiche fino ad allora manifestate dal gruppo, e che si ritroveranno in futuro solitamente più distribuite.
Troveremo suggestivi scenari prodromi della New age, ma pure riff funk e jazz-rock, assoli, forma estesa non afferente a quella “canzone”, doppi groove di batterie, tempo dispari, interazioni e interpolazioni quasi improvvisate mirabilmente “pesate” e orchestrate, sovraincisioni di fiati (e tastiere).
I WR fino ad allora (perlomeno nei dischi) non avevano impiegato metriche così; in futuro lo faranno, ancorché raramente.
Dopo un po’, al pianoforte si aggiunge la batteria (la trama di suoni ad effetto ancora come sfondo), segue una variazione strutturata da una frase esposta da piani elettrici e basso e sottolineata dalla batteria (4/4).
Si ripete il riff, con aggiunto il piano elettrico e una batteria “shuffle” sulla dx dello scenario.
Dunque un ritmo “dritto” e uno terzinato: molto particolare**.
Dopo ripetuta la frase da tutti, un colpo di gong dà l’impulso a un’altra fase in cui con velocità aumentata si inserisce il sax soprano, anzi, i sax (giacché ci sono sovraincisioni).
Si prosegue così alternando le due sezioni, fino a 2’44’’, in cui il tutto si distende un po' (il ritmo si parifica in 4/4), e Shorter, che si era già sovrapposto col sax tenore, continua lentamente a improvvisare.
Ma è un’improvvisazione eccentrica, minimale, a macchie, quasi impressionistica; mentre l’ordito di suoni e parti si intensifica assai.
Dal terzo minuto s’innesta pure un riff funky di basso.
Ma dura poco, come sommerso dall’avanzare delle parti delle tastiere (pianoforte e piani elettrici sovraincisi) che sembrano stupefacentemente improvvisate; e allora tace per parecchi secondi e riprende con altro riff col suono saturo e qualche tocco di wha-wha.
I due sax (soprano e tenore) vanno e vengono, in uno strabiliante intrico musicale, nessuno suona una battuta uguale all’altra; la mobilissima orchestrazione è pressoché totale (pure il basso varia i riff, a tal punto che poco dopo il quinto minuto ne inserisce un altro).
A 5’20” esordisce un motivo melodico nel medio-basso registro del piano elettrico, che sarà portato per oltre un minuto fino al termine di questa sezione, designato da tre note a 6’20’’.
A questo punto, lentamente, in una dissolvenza-assolvenza incrociata tra batteria e suoni sospesi simile all’incipit, la fenomenale transizione sulla Terra di Mysterious Traveller, la sua apparizione, si conclude.
Evviva le crisi.
* Formazione: Wayne Shorter pianoforte, sax soprano e tenore; Joe Zawinul piano elettrico; Alphonso Johnson basso elettrico; Ishmael Wilburn e Skip Hadden batterie, Dom Um Romao percussioni.
** Anche nel precedente Sweetnighter, segnatamente in Manolete, ci sono contemporaneamente due batterie, ma con due groove “dritti”.