Il lato ammaliante del ricordare, di quello che non è puntuale cronaca di avvenimenti passati, ma proiezione impressionistica, a macchie di colore, che emerge dall’oblio.
Per Platone la vera conoscenza si fonda sulla reminiscenza delle idee conosciute dall’anima in un’esistenza precedente al suo ingresso nel corpo; il recuperare un sapere obliato.
Dunque, siccome l’anima quando inizia una nuova esistenza non rammenta tutto ciò che era in precedenza, la musica, essendo strettamente connessa alla reminiscenza, facilita il recuperare ciò che esisteva prima della nuova vita.
Per questi antichi greci la filosofia aveva nello studio della teoria e della pratica musicale (assieme allo studio matematico) uno strumento formidabile per attuare l’imperativo socratico-platonico della cura delle anime.
Anime che, quando ancora non unite al corpo, sono composte da perfette armonie; poi si smarrisce memoria di questa immanenza: la filosofia e la musica consentono di ricondurre l’anima a quelle armonie e accedere al migliore dei destini.
Per loro, con la reminiscenza delle armonie matematico-musicali che costituiscono le anime si può pertanto approdare alla sintonia tra anima e cosmo.
D’altronde anche nel medioevo - mutuando la classificazione delle discipline della tarda antichità - l’enciclopedia del sapere e la base principale dell’insegnamento erano le quattro arti liberali, il quadrivium, cioè aritmetica, musica, geometria e astronomia; in subordine c’era il trivium (grammatica, retorica e dialettica).
Al netto che la musica “esiste” come può esserlo un qualsiasi ricordo di una qualsiasi attività passata (come una passeggiata in montagna), una parte dell'aspetto unico ed esoterico è che (pure quella già composta e addirittura registrata) la musica esiste solo intellettualmente, finché non è prodotta o riprodotta da strumenti o apparati elettronici, che generano un'elongazione molecolare dell'aria quindi un'energia.
Di conseguenza la musica è un fenomeno ben reale e del tutto attivo che però esiste soltanto nel momento in cui è prodotta o riprodotta, e quando ciò accade, è energia che ci investe fisicamente.
Quindi “vivere” la musica non permette di esaurire la sua stessa durata senza che essa non stia immediatamente nel nostro passato, perché essa ci colpisce nel tempo; lei è pura energia temporale.
Questo genera potenti ricordi esistenziali, che - a dar seguito ai giganti greci della filosofia - riconducono l’anima al conseguimento delle perfette armonie e sapienze perdute emergenti dall’oblio di precedenti vite.
E così - e questo lo sappiamo pure con la nostra diretta esperienza - con la musica miglioriamo le nostre esistenze presenti e future.

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