Nel 1956 fu pubblicato un singolo contenente un eccentrico brano, Havana Moon (poi inserito nell’album After School Session – 1957).
Parecchio singolare; non è un blues né r’n’r o simili né una ballata.
Ritengo sia tra i pezzi più minimali in assoluto, sia formalmente sia come contenuti; peraltro nemmeno molto breve.
L’accompagnamento di chitarra suona soltanto due coppie di note per la strofa e due coppie per il ritornello (una nota doppiata all’ottava bassa).
Ed ha pure un paio di particolarità interessanti: la metrica è alquanto ambigua, non è molto chiara; anche perché Dixon suona pochissimo e in punto non abituale (peraltro all’inizio non suona la prima nota).
Qualcuno potrebbe non percepire la corretta pulsazione medio-rapida 4/4, e avvertire il pezzo come un più moderato tempo di 3/4, anche per il cantato piuttosto sincopato, che può straniare in tal senso.
Tutto è ben congegnato, con la chitarra che suona rapidamente a crome, lasciando però libere le ultime delle strofe e dei ritornelli, dove s’inseriscono il contrabbasso e i motivi melodici del cantato di Berry.
Comunque anche la minuscola armonia della chitarra nella strofa con coppie di note per quarte è atipica.
Da sottolineare pure la modalità-tonalità: il tutto ruota intorno al FA minore pentatonico, però c’è l'inserimento di una sesta nota peculiare da parte del contrabbasso, il Solb, portando il ritornello verso una modalità frigia, che nel complesso scurisce un po'.
Insomma, una piccola, strana, gemma, anche considerando che giunge dal re del Rock'n'Roll.
Tra i più celebri musicisti che hanno fornito una loro versione di questa canzone vi sono Levon Helm, Carlos Santana e George Benson.
Tutti hanno normalizzato questa coraggiosa canzone.