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Libro Eroi Elettrici

John McLaughlin e l'India: la trilogia Shakti

26/2/2025

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Shakti with John McLaughlin rinvia a una straordinaria trilogia pubblicata tra il 1976 e il ‘77.
Ed è il titolo del primo disco di questo gruppo indo-occidentale, registrato dal vivo negli USA il 5 luglio del 1975 al South Hampton College.
McLaughlin aveva da poco ricostituito la formidabile Mahavishnu elettrica e con essa registrato un paio di dischi, ma, siccome sempre più attratto dalla cultura e musica dell’India, formò anche questo gruppo interamente acustico.
Con lui, Lakshminarayana Shankar (violino e voce), Zakir Hussain (percussioni - tabla), Vikku Vinayakram (percussioni – ghatam- e voce) e Ramnad V. Raghavan (percussioni - mridangam)*.
Già nel decennio precedente c’erano state importanti trasfusioni dalla musica dell’India da parte di musicisti occidentali, segnatamente Tony Scott, Gabor Szabo e (soprattutto) Don Ellis; e McLaughlin stesso nel suo disco My Goals Beyond (‘71), e nell’appena successiva produzione della Mahavishnu Orchestra (il nome stesso è indiano).
D’altronde, ciò che nei Sessanta aveva caratterizzato la musica – prima jazz poi rock – fu l’invalso uso del sistema modale in luogo di quello tonale: non “giri armonici” con le convenzionali e “rassicuranti” strofe e ritornelli melodiche, ma un paio di accordi, sovente con riff (non di rado con incisivi unisoni dei musicisti) e forme piuttosto statiche e circolari. Da qui la nascita del Jazz-Rock.
Però, come il progetto Shakti, mai accadute fusioni etnico-esotiche a tutto tondo (melodiche, ritmiche, armoniche, timbriche, e formali) così specifiche e insistite.
​
​I tre dischi, Shakti with John McLaughlin, A Handful Of Beauty e Natural Elements, sono a un primo ascolto parecchio simili, in realtà hanno alcune rilevanti differenze; tuttavia, una clamorosa cosa li collega: hanno come fondamento un’unica nota, il Mi.
Al netto di rare deviazioni ed episodiche alternanze con l’accordo LA (in forma minore o maggiore), la nota Mi (a volte come accordo - minore o maggiore -) è la base di tutti i brani dei tre dischi.
A parte questo eccezionale ipermodalesimo connettivo, le tre opere si differenziano per alcuni aspetti; subito, in estrema sintesi, la prima è quella meno strutturata e più intrisa d’improvvisazione, l’ultima è quella più articolata e amalgamata a qualche canone occidentale, la seconda è una via di mezzo.
Anche il numero di brani dei tre dischi contribuisce a queste caratterizzazioni di massima: Shakti with John McLaughlin solo 3, A Handful Of Beauty 6 (con un arrangiamento di un tradizionale indiano), Natural Elements 8 (pur essendo nel complesso il più breve).
​
Comunque, la musica, composta esclusivamente da McLaughlin e Shankar (sia in coppia sia singolarmente), è spesso caratterizzata da brucianti esecuzioni di chitarra acustica**, unisoni di tutti i musicisti, duetti tra violino, chitarra e avvincenti duelli di percussioni, voci con tempi e ritmiche molto complicate tipiche della musica indiana.
Però ci sono pure brani (o sezioni di essi) che esplorano altre dimensioni oltre a queste, più distesi, lirici e “intimi”: Lotus Feet (nel primo disco***), Lady L, India, Isis, Two Sisters (nel secondo), Face To Face, The Daffodill And The Eagle, Bridge Of Sighs, Peace Of Mind (nel terzo).
Insomma, il primo novità assoluta, Natural Elements il più assimilabile dal pubblico occidentale, A Handful Of Beauty il più equilibrato, calibrato tra i due. La vetta****.


* Presente solo nel primo disco; altresì, ancorché senza crediti, c’è qualcuno (probabilmente le due ragazze che si scorgono nell’immagine del retro copertina del disco successivo) che suona il cosiddetto shruti box – sorta di minuscolo armonium portatile – fornendo il bordone ronzante tipico della musica indiana.
** Particolarissima la sua chitarra acustica (costruita appositamente dal liutaio Abraham Wechter), non tanto per l’evidente cordiera trasversale (le sette corde possono esser suonate fornendo specie di bordone o lasciate vibrare per simpatia) quanto per la tastiera scavata (simile allo strumento tradizionale indiano veena), ciò permette di innalzare notevolmente l’intonazione delle note anche premendo in basso, verticalmente, e non solo flettendo la corda in modo trasversale.
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*** Brano registrato e pubblicato nello stesso periodo in forma elettrica anche nell’ultimo disco della Mahavishnu Orchestra, Inner Worlds.
**** Curiosamente, A Handful Of Beauty fu registrato a Londra e Natural Elements a Ginevra.
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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