Brano lento di circa quattro minuti, ha più di un aspetto interessante; per quanto una canzone parecchio semplice.
L’album è suonato da un gruppo straordinario: oltre a Pino (voce e chitarra) c’è Tullio De Piscopo (batteria), Joe Amoruso (tastiere) Rosario Jermano (percussioni) e due fuoriclasse internazionali: Wayne Shorter (sax soprano) e Alphonso Johnson (basso).
L’accordo in sé è semplice e invalso nelle canzoni, ma lui sembra amarlo particolarmente.
Prima di addentrarci nelle sue intriganti armonie, due parole sull’interpretazione.
Daniele canta un testo breve ma molto teso, sentito, e lo canta benissimo, con peculiari inflessioni dinamiche e timbriche; la melodia non è affatto elementare: articolata melodicamente e ritmicamente.
Altresì suona la chitarra elettrica come accompagnamento, prima con un felino riff lento e funkeggiante, poi a sottolineare finemente gli accordi delle tastiere.
Ordinaria amministrazione per basso, batteria e tastiere, ovviamente parti suonate con la precisione e sensibilità adeguate a un progetto così importante*.
L’altro protagonista è Shorter, che con i suoi brevi ma incisivi e lirici interventi al soprano, impreziosisce ulteriormente questa canzone.
Torniamo al fulcro del brano.
Daniele sembra abbia sempre avuto una predilezione verso le armonie; nelle sue canzoni, ancorché con soluzioni semplici, la dimensione delle progressioni accordali non raramente pare dominante, nel senso che le armonie danno come l’impressione di suggerire le melodie; che siano antecedenti, o comunque non successive alle melodie.
Quello con cui principia il ciclo accordale, e poco dopo: i primi due (del secondo centro di gravità) nell’intro a 16’’ e 31’’ e nella strofa a 35’’ (canta “io vivo come te”) e l’altro a 47’’ (“...storia…”). Questo non è molto comune.
E nella convenzione diatonico-tonale, non è nemmeno comune che il primo centro di gravità - l’accordo DOM7 - invece di essere il primo grado di una tonalità maggiore (o il terzo di una minore) è il sesto della tonalità base, che in questo caso è il secondo centro di gravità, MIm.
(Qui però accordalmente è in forma “sospesa” ossia senza la terza minore, con la settima e l’undicesima aggiunta: MIsus7add11 – soluzione elegantissima.)
Ciò comporta percorsi armonici differenti il solito, con conseguenze anche nelle melodie.
Piccole, ma percepibili differenze.
La seconda “stranezza” è che il ritornello (il primo a 1’06’’) parte con gli stessi primi due accordi della strofa (DOM7 e SIm7), ripetendoli, per poi giungere (tramite il cromatismo del SIbm7) a LAm7, SI7(#5b9) e MIsus7add11: progressione identica alla strofa.
Terza singolarità: c’è una clamorosa modulazione (cambio di tonalità – centro di gravità del brano) perché opera uno spostamento assai raro. Solitamente le modulazioni sono ascendenti, questa è discendente e per giunta cromatica, di un semitono. L’effetto è di grande impatto. S’innesta come ritornello a 1’59’’ (a metà brano) ed è una specie di middle eight, di “special” (non si presenterà più).
E, per ritornare nell’alveo iniziale (durante il solo di Shorter) c’è a 2’20’’ un efficacissimo passaggio armonico che funge da svolta-perno (guarda caso mediante un accordo maggiore settima da un altro della stessa specie), che a rigore non appartiene a nessuna delle tonalità fin qui presenti. Dal SIM7 al REM7, e ha il “sapore” di una modulazione, anche perché d'intervallo inusuale; questa volta è ascendente, terza minore**.
Certo, le canzoni che hanno testi in cui ci si immedesima, con interpretazioni vocali di un certo tipo di melodie (e talvolta la presenza di alcuni strumentisti) inducono a farcele piacere o meno; però, seppur non ci si renda granché conto, artisti di questo calibro le compongono con idee piccole ma creative, e non esclusivamente con schematizzazioni prefissate che riempiono con facili motivetti ben interpretati.
Questo fa davvero la differenza; quella che rimane.
* La ritmica è piuttosto pulsante, non consueta in canzoni così lente, col basso che rigorosamente segue le fondamentali degli accordi e la cassa della batteria: scuola americana.
** Due accordi maggiori settima quasi mai sono conseguenti; se non a intervallo di quarta - p.e. nella sua canzone Napule è - giacché risiedono nella stessa diatonica tonalità.