Pubblicato nel celebre disco del 1973 The Dark Side Of The Moon, è tra le hit che più si può considerare fusione di fattori semplici ma determinanti di vari stili e generi.
Blues, Reggae, Rock, Progressive e R&B, ciò che più connette in Money questi generi è l’andamento ritmico: per tutta la sua durata è pervaso e “sorretto” dal ritmo terzinato shuffle (tipico del Blues e i suoi derivati).
L'altra caratteristica sono le parti di basso, oltre quella celebre ed evidente del riff principale: sono le fondamenta propulsive di tutte le fasi di Money.
Il metro principale è 7/4 (che inizia sin dal loop dei rumori dei registratori di cassa), dato dal riff portante del basso, come era invalso nella musica “impegnata” e impegnativa dell’epoca (Progressive e Jazz-Rock); quindi dispari ma “arrotondato” dal suo ritmo shuffle.
Arrotondato (semplificato-parificato nella sua percezione) pure dal groove della batteria che esegue un elementare backbeat rock che si può intenderlo come una misura di 6/4 più un “saltello” di 1/4 (o 4+2+1).
La divisione del riff (basso e chitarra) è invece in 3+4; questa partizione del riff suonato da Roger Waters e David Gilmour è appena sottolineata da un colpo di cassa terzinato di Nick Mason.
La caratteristica reggae assunta per l’intero brano (come per lo shuffle col quale interagisce), ancorché in modo sottile, si riscontra nella chitarra di Gilmour che esegue gli accordi sui tempi deboli, i levare (a tempo tagliato), rinforzata nelle prime esposizioni dal piano elettrico filtrato di Richard Wright.
La forma di Money non è molto comune, pur essendo semplicissima, perché articolata dai numerosi interventi solistici, tutti efficacissimi, che cambiano un po’ le carte in tavola, come vedremo.
La sequenza armonica è rudimentale, rinvia alle canzoni blues in minore.
Media velocità che gradualmente aumenta e varia parecchio.
La prima parte della melodia è pentatonica, semplice e insistita su poche note e rimanda ancora al Blues, la seconda più diatonica e rock, con ampi intervalli che seguono i cambi accordali (con basso e chitarra che la doppiano, rinforzandola).
Dopo la ripetizione c’è il lungo assolo sul riff in 7/4 del sax tenore di Dick Parry, tipico del R&B anche come stile, poi traslato di una quarta sopra; questa piccola variante accentua e conferma il carattere bluesy del pezzo e allunga il giro totale che diviene di 24 misure; pure perché comprende un’aggiunta di due misure in 4/4 che carica la tensione (3’02’) per sfociare nel cambio di sezione: un plateale innesto per lanciare il primo solo di Gilmour.
Il riff di sostegno del basso cambia in cinque note collegate cromaticamente in 4/4 (simile a un walkin’ bass)* e la batteria interamente in un convenzionale shuffle (la velocità aumenta di molto).
Il solo è doppiato (in modo manuale) e disposto stereofonicamente (una chitarra a sx una a dx) con un ragguardevole effetto ambienza: fare stentoreo e cantabile, molto rock.
Gira sull’analoga sequenza armonica del precedente di sax in 24 misure.
Da notare che il piano elettrico esegue gli accordi prevalentemente nei levare mantenendo l’interazione ritmica reggae presente sin dall’inizio.
A 3’49’’ cambio di mood, per il nuovo solo di Gilmour; dall’aperto e declamatorio a un coagularsi più teso, ed è la batteria a determinarlo, dismettendo il ritmo con cassa e rullante e suonando solo il charleston, per poi fraseggiare in modo frastagliato sui tom, timpano ecc. (probabilmente la parte è sovraincisa).
Il solo di chitarra si fa quasi anecoico ed estremizzato spazialmente, tutto sulla sinistra senza quasi ambienza; come a rispondere a quello precedente in antitesi: nervoso, spezzato, bluesy.
La velocità rispetto all’iniziale è aumentata addirittura di 20 bpm.
Finita la sequenza armonica si riprende coll’andamento galoppante, con un altro bel solo del chitarrista, simile al primo, ma ancor più tirato e canterino, non doppiato e disposto spazialmente sulla destra, mentre sulla sinistra un’altra chitarra esegue in levare gli accordi ancor più alla maniera reggae.
Dopo di ciò, in diminuendo di velocità (ma con ancora un significativo incremento rispetto all’iniziale) riprende la parte A in 7/4 e la melodia cantata, che porta alla Coda in 4/4 su un accordo in sfumando, con un singolare duetto-duello tra la chitarra di Gilmour e la voce di Waters: forse pensarono alla coppia (che stava scoppiando) Blackmore-Gillan di Strange Kind Of Woman versione live.
I Pink Floyd avevano già ampiamente dimostrato la loro eccezionale capacità di comporre brani affascinanti e innovativi, atmosferici e suggestivi, con pochissimi elementi; e lo faranno ancora in futuro.
Qui, con Money, un pezzo divenuto una hit con soltanto un riff, tre accordi, Intro, A, soli e Coda, prendendo a prestito fattori tipici di aree musicali differenti dalla loro, hanno messo dentro quel meraviglioso calderone che avevano creato ingredienti semplicissimi e di maniera, mescolandoli e raffinandoli in modo tale da cucinare una gustosa cena gourmet.
* È interessante rilevare che la parte di basso di Waters nel tipico cambio accordale blues una quarta sopra (dal SIm al MIm) non segue pedissequamente la traslazione; il riff cromatico che inizia dalla nota Re e che discende fino a Si non principia poi da Sol per scendere fino a Mi, ma inizia proprio da Mi scendendo fino a Reb, andando peraltro così a enunciare tutte le note cromatiche da Sib a Mi.
Ciò, insieme col fatto che la seconda fase della melodia cantata è doppiata dal riff basso-chitarra, fa emergere l'importanza delle notevoli linee bassistiche di questo brano: sono le matrici fondamentali.
Le analisi musicali dei brani dei Pink Floyd si trovano nel libro della collana Dischi da leggere: Pink Floyd 1967-1972 Gli anni sperimentali.