Carlo Pasceri
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Dagli USA alla Norvegia: l'affascinate viaggio di Witchi-Tai-To

28/1/2025

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​Esplorando Witchi Tai To, strani incroci geografici, temporali e di culture; Norvegia, costa est e costa ovest degli U.S.A., attraversando il Midwest del Missouri e gli Stati Uniti Centrali del Sud dell’Oklahoma.
E già, sono appena tornato da un lungo e intrigante “viaggio” che l’amico Antonio Lisi mi ha invitato di fare per approfondire la conoscenza di quel bizzarro brano di Jim Pepper (sassofonista e compositore), che pubblicò nel 1969 (in un 45 giri) con il suo gruppo Everything Is Everything.
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Jim Pepper
​Antonio conosceva Witchi Tai To nelle varie versioni (originale e non), io solo quelle degli Oregon pubblicate nei ‘70.
Fenomenale è che per tutto ciò sono bastate pochissime note: Witchi Tai To è elementare, semplicissimo, basato su un canto tradizionale di nativi americani.
Dunque una iper ritmica filastrocca cantata (in stragrande maggioranza reiterando moltissime volte la nota La), con una minuscola apertura melodica del sax, sostenute da una breve e convenzionalissima sequenza accordale (sei accordi - uno per ogni misura di 4/4).
​Nel 1971 Pepper pubblica una versione più elaborata e molto più estesa in un suo album (Pepper's Pow Wow), insieme con musicisti del calibro di Billy Cobham e il suo già sodale Larry Coryell.
​L’importanza di Pepper risiede nel suo esser sempre stato un musicista di confine e fusione, tra il Jazz e tutto il resto (come dimostra direttamente l’esperienza nel 1967 coi Free Spirits di Coryell); e segnatamente con Witchi Tai To, in modo indiretto, giacché ripresa e pubblicata nella primavera del 1974 addirittura dal distante Jan Garbarek per un suo disco ECM intitolato proprio così*.
Questa versione è tanto affascinante quanto lontana da quelle di Pepper, assai jazzistica, dominata dal pianoforte del bravissimo Bobo Stenson, nella quale i motivi melodici sono presentati soprattutto da Garbarek nel finale e alquanto trasfigurati.
In ogni caso non si può non notare quanto Pepper abbia influenzato alcuni tratti dello stile sassofonistico di Garbarek, che proprio in quel tempo stava giungendo alla ribalta mediante la collaborazione con Keith Jarrett, e mutando il suo approccio di provenienza free, divenendo più ampio e lirico.

Di pochissimo appresso la versione degli Oregon contenuta nel disco Winter Light (1974). Questa loro è una versione ancor più ellittica e minimale, con i temi allusivamente esposti; peraltro è suonata principalmente da Ralph Towner al pianoforte, poi con un mini riff di sitar e appena accennata percussione-metronomo.
​Per converso la rielaborazione che fecero, contenuta nel disco Out Of The Woods (1978), è esplicita e lussureggiante, nel dispiegamento strumentale e tematico (peraltro dura oltre otto minuti); pienamente Oregon, e, da metà pezzo in poi, con ritmica brasileira nei soli che porta ulteriormente lontano.
​Infine, tra le tante versioni che questo brano ha avuto (ebbe un discreto successo), ne segnalo una particolare - anche perché quasi contemporanea all’originale – è californiana e di un duo folk-rock: Mike Brewer e Tom Shipley.  
Ma, ancorché indiretti, gli incroci musicali di Pepper - un campione di crossover** - pur già notevoli, non sono finiti.
Si scorgono pure in due importantissimi musicisti come Keith Jarrett e Pat Metheny, infatti, per esempio in Spiral Dance e Long As You Know You're Living Yours (tanto per citare due brani presenti nel disco Belonging proprio con Garbarek e il suo gruppo); ed è l’amalgamare semplici armonie piuttosto “americane” (tonal-bluesy) con un certo “modalesimo”, accattivanti motivi melodici e scansione ritmica “dritta” tendenzialmente backbeat.
E ciò ascende in Metheny in parecchi brani già dei dischi della sua primissima produzione (Watercolors, American Garage, New Chautauqua), o segnatamente nel pezzo Two Folk Songs (album 80/81). D’altronde, forse sarà un caso, iniziò la sua carriera discografica con Bob Moses alla batteria (collaboratore in più occasioni di Pepper sin dal 1967), e successivamente suonò con Dewey Redman e Charlie Haden (collaboratori di Jarrett di quei tempi).

Insomma, dai racconti e l’intonazione dei canti del nonno di Pepper a lui, sui loro antenati nativi americani, fino a noi oggi, Witchi Tai To ha fatto “viaggiare” molte persone...
Garbarek in Norvegia, gli Oregon hanno appreso del brano da lui (e non direttamente da Pepper), e tutte le miriadi sparse nel tempo e in milioni di chilometri quadrati; pure qui e ora: la musica è magica, non ha confini, nemmeno la luce è come lei, non la ferma nulla e nessuno, nemmeno muraglie – materiali e non – erette da noi stessi.


* Jan Garbarek - Bobo Stenson Quartet, con Palle Danielsson al contrabbasso e Jon Christensen alla batteria.
** In tal senso va rammentato il sempre troppo poco citato e conosciuto Gábor Szabó, pioniere dell’ethno-world nei pieni anni Sessanta.
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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