Ero colmo di ammirazione per questa sapienza intellettuale, cui non riuscivo a ipotizzare come si originasse; mentre per il saper fare assoli mi ero fatto l’idea derivasse da un’eccezionale abilità manuale unita a chissà quale ispirazione più o meno romantico-spirituale. Beata ingenuità.
Tuttavia avevo correttamente intuito che per fare decorosi assoli avrei dovuto passare qualche annetto a esercitarmi sulle scale: su e giù su e giù su e giù... pertanto, mi ero rassegnato ad aspettare, e soffrire…
Il primo problema era di dare un senso compiuto, di evitare di sembrare di fare note a caso: se per i soli chissà quanto esercizio, per comporre chissà quanta istruzione abbisognava... Sì, però...
Ribaltando il pronostico, dopo un po’ che strimpellavo la chitarra scoprii uno dei principi elementari della composizione: ripetere una breve serie di note donava quell’agognato senso compiuto che poteva esser inteso come un piccolo nucleo compositivo.
M’incoraggiò molto la cosa. Pure troppo, perché m’illusi di poter fare a meno di studiare a fondo la teoria musicale, e così nel mentre dedicarmi ai dirompenti esercizi per fare assoli.
Sbagliavo sia per l’una sia per l’altra dimensione del fare musica, che peraltro solo raramente differiscono davvero, sono alquanto coincidenti. Se non si studia si rimane nei dintorni del palo, dell’elementarità compositiva e solistica; persi parecchio tempo per quell’illusione.
Comporre musica è scegliere le note nello scorrere del tempo.
Per ottenere qualcosa di riconoscibile come non esito del caso – che abbia un senso musicale - è necessario una certa coerenza, una coesione discorsiva, un insieme che, pur formato o derivato da vari elementi, risulti omogeneo.
Questa unità di pensiero musicale - la sua forma - è data solitamente (oltre la reiterazione) da alcuni fattori, i fondamentali sono:
- note scelte nell’alveo di una scala (pertanto già una scelta formale relativamente al tutto cromatico: scala generale-totale) quindi queste note (poche o tante che siano) si reiterano; possono essere sia melodiche sia armoniche (accordi).
- note espresse in un flusso temporale polarizzato da una pulsazione (tendenzialmente) costante (scansione implicita o esplicita – metronomo): reticolo di note in suoi multipli e sottomultipli variamente segmentati.
Connessi a questi fondamentali, i conseguenti fattori che rendono più “discorsivo” il pensiero musicale, quindi riconoscibile come forma organica compiuta, è il generare, mediante il complesso delle relazioni intervallari delle altezze segmentate nel tempo, specie di narrazione sonica con domande e risposte (e neutre sospensioni) un assetto con uno sviluppo orientativo, delle direzioni.
Quindi tensioni, risoluzioni e neutralità melodiche-armoniche-ritmiche in questa multidimensionalità e polidimensionalità (la simultaneità) tramite varie gradazioni di consonanze e dissonanze delle altezze frequenziali, accenti dinamici e intelaiature ritmiche, cambi di registri e velocità.
(Anche i timbri hanno la loro importanza, sebbene rinviino più all’aspetto sovrastrutturale della musica.)
Non è questa l’occasione per entrare nei dettagli estetico-poetici (quindi anche teoretici e percettivi umani) mediante i quali si concepiscono e realizzano le composizioni tramite campi di azioni e forze soniche, che corrispondono piuttosto precisamente ad alcune accertate strutture percettive.
In ogni caso, va considerato che più si adottano soluzioni inconsuete e meno omogenee nei giri di accordi, scale e ritmi (e forme di brani, registri, velocità e dinamiche) meno la musica è compresa: si fa fatica a seguirla, sino a giungere di avvertirla come confusa, a stimarla con note errate o addirittura messe a caso.
Questo è vero anche per gli assoli, seppur solitamente posti all’interno di forme piuttosto chiare di per sé (perché costanti e cicliche). Infatti, da un lato sono più facilmente assimilabili giacché incorniciati e sostenuti da quelle forme, dall’altro più difficili da seguire e intendere veramente, stimato che spesso hanno un più alto numero di note diverse, non ripetute, delle melodie e riff (al netto dell’esserne talvolta “trascinati” emotivamente dalla loro esteriore espressività).
È trascorso quasi mezzo secolo tra quella mia meraviglia di ragazzino ammaliato dalla magia musicale e queste poche righe che tentano di sintetizzare ciò che ho scoperto dell’essenza del fare musica, di come funzioni, quale che sia il genere e livello. Musica semplice o complicata, rozza o sofisticata, fatta da principianti o maestri: le sono profondamente grato.