Come già accennato nel precedente articolo, gli assoli musicali sono una porzione importante di musica, anche perché, tanto banalmente quanto brutalmente, aggiungono moltissime note al brano.
2 Commenti
Cosa è che rende musica la musica? Di là ovviamente di cantare e usare strumenti musicali, cosa dà coesione e coerenza, ordine ed efficacia alla musica In sostanza alle altre arti come quelle figurative, la riconoscibilità della natura, di forme, oggetti ed esseri viventi, in letteratura, narrazioni di vita verosimili e coerenti; tutto con nessi logici. Ma alla asemantica musica?
L’indovinata disposizione di strofe, ritornelli ecc., la cantabilità di una melodia, un ritmo trascinante, un accordo intrigante? No, qualcosa di molto più essenziale, e di molto meno soggettivo... I brani musicali hanno scale di riferimento dalle quali derivano le note delle melodie e gli accordi delle armonie. La Tonalità concerne sia scale sia accordi. Il Sistema Tonale è basato principalmente su 12 tonalità maggiori (in subordine altre 12 minori con alcune varianti) perciò le scelte sono tra queste possibilità. Ancor oggi è imperante, dall’epoca barocca del XVII secolo, la dottrina musicale diatonico-tonale basata sulle successioni accordali; serie di concatenazioni armoniche con precetti tanto semplici quanto rigidi derivanti dalle scale di riferimento. Questo ovviamente ha determinato una contrazione delle combinazioni musicali all’interno delle tonalità (Sistema Tonale), quindi per uscire dalla monotonia, per offrire varietà si è perlomeno adottato (sin dall’inizio) il criterio di accostarle, ovvero nel corso del brano di traslare il campo di azione musicale e pertanto di percezione dell’ascoltatore: la modulazione.
Chi pensa che la scala Maggiore (Ionica) sia la base della musica occidental-europea si sbaglia. “Solo” dal periodo Barocco e ancor più da quello Classico, quindi dal ‘700 in poi, è così. La musica medievale gregoriana si basava su modi scalari che comprendevano anche la scala Ionica, ma questo era un modo alquanto poco usato, del tutto subornato ad altri, residuale.
Comunemente si pensa alla tecnica esecutiva musicale in modo errato. Moltissimi misurano il tasso tecnico di strumentisti/brani/gruppi prestando attenzione soltanto all’eventuale presenza di esecuzioni di passaggi musicali estremamente rapidi e netti (di solito a note singole pertanto melodici). Certamente non è sbagliato, ma assai parziale. Oltre a questo elementare aspetto della tecnica musicale, la mera meccanica del quanto (più rapidamente e nettamente possibile), c’è quello sofisticato del come ossia la cosiddetta pronuncia musicale, e il cognitivo quando ossia intendere delle misure ritmiche-metriche: sono gli aspetti più importanti e avanzati.
Atmosferico, in senso figurativo, è una personalissima condizione di vivere un determinato momento; comunemente è considerato un peculiare stato interiore con le conseguenti vie di fuga dalla realtà (ma pure questa è una realtà...). Può essere prodotto da miriadi di situazioni, talvolta anche stare insieme o pensare a una persona particolare può generare quel particolare stato di ambiente intimo conchiuso e immune, "invulnerabile" agli accadimenti esterni... Invece ascoltare musica significa, invariabilmente, conseguire, in quel presente, una prodigiosa bolla "liquida" nella quale stare e immergersi, fugando la realtà circostante generandone un’altra. Un'importante differenza consiste nel farlo insieme con altri oppure no. Ricollegandomi in parte al precedente post dedicato al grande Satie, aggiungo qualche considerazione e approfondimento sul potente fascino dei cicli ripetitivi (in musica). I cicli sequenziali di eventi possono invertire quello che sembra incontrovertibile, cioè l'assoluta direzione temporale asimmetrica propria di tutte l'esperienze umane: se A è prima di B per il ciclo succedente B è prima di A (ABABA … ecc.). In questi casi dunque l‘attesa del futuro è memoria del passato e la nostra attenzione del presente è sempre attiva per catturarli. La memoria ci permette di ordinare gli eventi temporali già avvenuti (passato) per (nel presente) poterli preconizzare (futuro) nella loro eventualità ciclica.
Giovanni Allevi, ospite del Giffoni Film Festival lo scorso 22 luglio: “A Beethoven manca il ritmo. Quello lo possiede Jovanotti. Un giorno ho capito che dovevo uscire dal polverone e cambiare approccio con la musica, anche se si trattava di quella classica. Stavo ascoltando a Milano la Nona Sinfonia di Beethoven. Accanto a me un bimbo annoiato che chiedeva insistentemente al padre quando finisse. Credo che in Beethoven manchi il ritmo. Con Jovanotti, con il quale ho lavorato, ho imparato il ritmo. Con lui ho capito cos’è il ritmo, elemento che manca nella tradizione classica. Nei giovani manca l’innamoramento nei confronti della musica classica proprio perché manca di ritmo”. La implicita e volgarissima approssimazione compiuta da Allevi, ovvero Batteria=Ritmo, la dice appunto lunga sullo spessore del personaggio: una carta velina. La qualità delle sue esternazioni è pari alla qualità della sua musica: prendersela troppo con lui è come rubare le caramelle a un bambino.
Tuttavia ci offre un importante spunto di ponderazione: quanto la batteria ha influenzato la musica dell'ultimo secolo e perché. Lamento spessissimo la perdita di occasioni nel dimensionare (o ridimensionare) correttamente oggetti e soggetti: troppe volte s'incensano specie di cosine e cosucce e s’ignorano o si minimizzano le cose. È la regola e non l’eccezione avere superficiali e soggettive analisi di lavori; sia come impostazioni sia come esiti. A conferma di questo andazzo, purtroppo, trovo una recensione del mio libro “Tecnologia Musicale” pubblicata questo mese su una rivista musicale (AXE ): mi ha indotto di scrivere una lettera aperta al Direttore. ...................................................................................................................... Gentile Direttore, grazie. Grazie dell’attenzione che comunque mi ha rivolto; ma sono dispiaciuto perché si è persa un’occasione: evidenziare un testo diverso, nell'impianto e nei contenuti, da tutti quelli in commercio, anche passati. L’occasione si è persa non tanto per quello che c’è scritto nella recensione, ad esempio le critiche mosse, che comunque accolgo, ma per quello che non c’è scritto. |
Carlo Pasceri
Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore. TEORIA MUSICALE
Archivio
Ottobre 2024
Categorie
Tutti
|