Ero un ragazzo che aveva da pochissimi anni iniziato lo studio della chitarra e della musica, pertanto la causa questa fascinazione era connessa a un’impressione a orecchio, affatto non razionale.
Help! fu il primo brano dei Beatles che più mi avvinse a livello compositivo-esecutivo.
Ero un ragazzo che aveva da pochissimi anni iniziato lo studio della chitarra e della musica, pertanto la causa questa fascinazione era connessa a un’impressione a orecchio, affatto non razionale.
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Nel Novecento c’è stato l’avvento del Jazz e questa fu la grande novità mondiale della musica.
L’innovazione è inerente non soltanto il concetto e la pratica di una diffusa improvvisazione di assoli e accompagnamenti, correlati anche a temi melodici sovente interpretati con notevoli variazioni rispetto alla pagina “scritta” inusitati fino allora, ma soprattutto del suo essenziale ritmo swing. Genio nella musica rock è quasi sinonimo di Frank Zappa. Un sostantivo attribuito a lui sin dai suoi esordi circa mezzo secolo fa: a fronte di musiche geniali? Non lo so, forse…
D’altronde poco o nulla è spiegato dalla pubblicistica di allora e da quella successiva; quindi gli ascoltatori che pensano che Zappa sia un genio musicale non sanno perché, nemmeno astrattamente. Però di fronte a un personaggio così palesemente trasgressivo tout court ed enciclopedicamente eclettico non hanno grossi dubbi che Zappa sia geniale davvero. Post, l’album di Bjiork pubblicato nel 1995 dopo Debut del ’93, fu un felice urto che subì il mondo musicale più pop. L’artista islandese confermò le sue qualità già molto apprezzate, rilanciando la posta in gioco con questo disco, che rimane a tutt’oggi la sua prova artistica più d’impatto.
La coincidenza della stessa data di pubblicazione a distanza di due anni tra l’ultimo disco dei Police (Synchronicity, 1 giugno 1983) e del primo del loro leader Sting (The Dream of the Blue Turtles, 1 giugno 1985) ci dà lo spunto per tracciare qualche linea di riferimento musicale tra loro nel tentativo d’inquadrare meglio uno dei massimi protagonisti della musica più popolare degli ultimi decenni.
L’anniversario della pubblicazione di Speaking in Tongues (31 maggio 1983), quinto disco dei Talking Heads, offre l’occasione per mettere un po’ a fuoco questo gruppo (e il suo leader David Byrne) che, dopo la pubblicazione dei primi due album, fu tanto apprezzato e che quindi parecchio influenzò altri artisti.
Tubular Bells, pubblicato il 25 maggio 1973, è il primo album del britannico Mike Oldfield (e il primo della famosa casa discografica Virgin): per molti aspetti è un disco straordinario.
Sulla scena da oltre trenta anni lo statunitense Trent Reznor coi suoi Nine Inch Nails è tra gli artisti più notevoli di questo tempo. È stato diffusamente incasellato in un’area musicale Industrial-Metal elettronica e “alternativa”, e pure, finanche, contigua all’area Pop-Dance; dunque una specie di campione postmoderno del moderno.
È noto che il secondo disco dei King Crimson In The Wake Of Poseidon uscito solo sette mesi dopo quello di esordio (In The Court Of The Crimson King) è stato concepito e realizzato tra dissapori all’interno del gruppo; con Greg Lake, Mike Giles e Ian McDonald in via di uscita (abbandonarono dopo la registrazione del disco)*.
Sono passati molti anni dalla pubblicazione del disco Street Fighting Years dei Simple Minds, uscito l’8 maggio 1989. Un’enormità di tempo relativamente al Rock e Pop; in generale a tutta la musica moderna, ossia quella nata nell’era elettrica del Novecento. Nel Rock e Pop elettrico (includendo lateralmente anche gli altri generi e stili affini, Hard Rock ad esempio) impressiona particolarmente come il tempo sembra scorrere: da un lato più velocemente, dall’altro lentamente; se non addirittura tornare indietro.
Avrò avuto suppergiù 14 anni quando ascoltai per la prima volta The Wind Cries Mary, e mi piacque subito, come a milioni di ascoltatori prima di me. La sensazione che ebbi fu di una canzone dolce ma forte, vigorosa e non smielata. E continuò a offrirmi questa impressione, sempre. Anche oggi è così. Già sapevo chi fosse Jimi Hendrix, la sua enorme fama e stima presso quelli più grandi di me che ci capivano di musica… D’altronde in quei tempi stavo imparando a suonare la chitarra, tentavo di informarmi e di Hendrix conoscevo altri brani e visto molti filmati.
Attribuii quella sensazione di virile romanticismo al suo modo di cantarla e suonarla la canzone, e per tanti anni la pensai solo in questa maniera: in parte è davvero così, ma non è la parte più rilevante. Who, Genesis, Bach, Gentle Giant, Pink Floyd e Monteverdi sono alcuni tra i nomi più importanti legati da una linea rossa, nemmeno troppo sottile… Nel corso della storia della musica occidentale sono state combattute molte guerre e battaglie sanguinarie. A oggi la guerra più decisiva è quella scoppiata in Italia nel ‘600 che vide coinvolti i fautori della restaurazione del primato del testo e della semplicità melodica, del “recitar cantando”, sulla musica più complessa e raffinata che poco evidenziava le parole e che era da molti considerata un’algida esibizione intellettuale.
Probabilmente qualche appassionato nel corso della sua carriera di ascoltatore si è domandato come mai i due mondi musicali Jazz e Rock siano stati e tuttora siano pochissimo comunicanti; il fenomeno investe entrambi i lati: hanno delle difficoltà l’uno verso l’altro, seppur per motivi diversi. Comunque il lato più estromesso è quello del rocker verso il Jazz; viceversa è più un disagio che un’esclusione.
Il 29 maggio 1992 moriva a Madrid lo straordinario chitarrista britannico Ollie Halsall. Era nato a Southport il 14 marzo 1949. E' stato membro dei Patto e dei Tempest e aveva collaborato a lungo con l'ex Soft Machine Kevin Ayers.
Un po’ tutti gli ascoltatori dall’impronta quasi fisica del “primo ascolto” di un brano e quindi di un disco ne traggono la sintesi; il "mi piace/non mi piace" è strettamente correlato e interdipendente da quella percezione degli aspetti sovratrutturali: un minimo di forma e colori del “testo”, la sua esteriorità. In seguito chi vuole, a seconda delle proprie capacità, può condurre un’analisi degli aspetti strutturali ossia cosa c’è scritto nel testo, e pertanto conseguire ulteriori sintesi che vanno a integrare, più o meno riformandole, le prime.
A me è capitato tantissime volte, ve ne racconto una. Anno Domini 1980, Pino Daniele con soltanto tastiere, basso, batteria e la sua voce (ed esigue sovraincisioni) ha realizzato uno dei suoi brani più famosi: A Me Me Piace 'O Blues. Oggi viviamo un tempo di forti contaminazioni culturali, pertanto molte radici dei vari popoli si sono mischiate, innestate e sviluppate in folti rami. Tuttavia non solo fino a pochissimi decenni fa non era così, ma di certo non si può ancora affermare che le diversità e differenze culturali e artistiche si siano azzerate, omogenizzate in un super polpettone post moderno. In musica non è una mera questione di stile e superfici, ma al contrario qualcosa che va parecchio in profondità e indietro nel tempo.
Steely Dan, attivi discograficamente per nove anni dal 1972 al 1980 pubblicando sette opere*, è il nome che cela un duo di grandi songwriter statunitensi, Donald Fagen (voce e tastiere) e Walter Becker (chitarra e basso), innamorati della chitarra elettrica e del Jazz. Per i primi due dischi (Can't Buy a Thrill e Countdown to Ecstasy) era, in effetti, più un gruppo che un duo con session-man al loro servizio (alcuni di gran rango), come fu dal terzo disco (Pretzel Logic) in avanti.
Per il lato formale gli Steely Dan sono quasi sinonimo di alcune caratteristiche, mentre per quello musicale, a fronte dei molti influssi, piuttosto nebulosi: cerchiamo di chiarire. Avevo all’incirca venti anni quando m’innamorai di John Coltrane. All’epoca già suonavo da parecchio tempo e studiavo teoria da un po’, ma ero interessato ad altro, molto più vicino al Rock. Coltrane l’ho conosciuto a casa di un amico che ogni tanto faceva suonare un paio di dischi della sorella (che aveva qualche anno più di noi); poi logorai il nastro in cassetta che mi feci registrare da loro: sorta di antologia dei suoi brani più noti. Rammento che vi erano Dear John, My Favourite Things e Naima, i miei preferiti di allora; c’erano anche Giant Steps, Mr P.C., Acknowledgement, Blue Train, Afro Blue… Come resistere?!
Come già accennato nel precedente articolo, gli assoli musicali sono una porzione importante di musica, anche perché, tanto banalmente quanto brutalmente, aggiungono moltissime note al brano.
Ammettiamolo, l’assolo di chitarra è roba da vecchi. Un tempo tutte le canzoni ne avevano uno, ma oggi sono in via d’estinzione. Perché la chitarra solista è sparita dal mainstream? Così recentemente un articolista sulla rivista Rolling Stone; e ammonticchiando parecchio confusamente ed erroneamente alcune questioni e argomenti, non si è nemmeno risposto…* Però è vero, gli assoli di chitarra elettrica in special modo con timbro distorto un tempo erano più presenti nelle produzioni musicali; tuttavia la tendenza è iniziata moltissimo tempo fa**, non è cosa recente.
Verrebbe subito da chiosare considerando che storicamente nelle produzioni più disimpegnate, come quelle delle boy band, l’assolo è praticamente assente, pertanto far conseguire che più che indice di modernità la rarità di assoli è sintomo d’immaturità; e viceversa, altro che "roba da vecchi"… Ma approfondiamo un minimo. |
Carlo Pasceri
Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore. TEORIA MUSICALE
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Ottobre 2024
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