La più che stragrande maggioranza non ci riuscirà.
Sfido tutti gli appassionati di musica (pure musicisti, dilettanti o professionisti che siano) di far intonare con la voce da altra persona (o anche da sé) una nota qualsiasi e individuare 8 armoniche (note addizionali che si sviluppano insieme con la fondamentale); e intonarle.
La più che stragrande maggioranza non ci riuscirà.
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Magma è il nome di un eccezionale gruppo francese: poco conosciuto in Italia.
Fondato e capeggiato dal batterista-compositore (occasionalmente cantante, tastierista e percussionista) Christian Vander. Batterista straordinario, non apprezzato quanto merita, forse anche perché, a cominciare dal mix del suo strumento alle parti che idea ed esegue, mai egotico (strumentalmente), sempre al miglior servizio dei brani nel loro insieme: un vero compositore e leader. Musica Enchiriadis (manuale di musica) è il nome di un celeberrimo testo il cui autore è anonimo*; probabilmente redatto nella seconda metà del IX secolo nella Francia settentrionale. A oggi è il testo più antico del mondo relativamente all’armonia musicale, alla polifonia. Fu una meravigliosa innovazione estetica e poetica; diffusissimo, un riferimento.
Di The Dark Side of the Moon se n’è detto e scritto tantissimo; ce ne siamo occupati brevemente nel libro della collana Dischi da leggere: Pink Floyd 1967-1972 Gli anni sperimentali.
Estraendo dal testo. “Mai come in quest’opera c’è una minuzia certosina al dettaglio sonico operato con esemplare equilibrio e coesione tra asciuttezza incisiva e profondità panoramica: un lussuoso confezionamento di addensamenti e diluizioni di trame soniche pop-rock in stile Soul/R&B. Poco o nulla d’innovativo in assoluto e relativamente, però i Pink Floyd con Dark Side hanno donato una monumentale prova di potenza del Rock.” Quindi si proseguiva citando l'"ottimo" On The Run. Ancora oggi si ritiene diffusamente (anche in autorevoli enciclopedie) che nel Medioevo si credesse che in musica ci fosse una particolare combinazione di suoni dissonanti in grado di evocare il diavolo (pure fosse solo metaforicamente); che quindi sarebbe stata severamente vietata in quell’era umana così tanto religiosa quanto superstiziosa: è falso.
Non c’è alcun riscontro a ciò a tutti i livelli, né documentali né nella prassi. Penso che moltissimi ascoltatori, sia quelli della mia generazione sia quelli della più recente (a fronte della vinilmania in corso da circa un ventennio), siano abituati alla progressione dei brani (scaletta) dei dischi Lp (i 33 giri) come a dei capitoli di un’affascinante storia musicale che si dipana; pure se non si tratta di un cosiddetto concept album*.
Infatti, chi progettava e produceva quei dischi era parecchio attento a ciò. Il movimento vitale è dato da collisioni più o meno marcate, più o meno sfumate tra oggetti. Attriti energetici; potenza dinamica del calore.
Senza questi urti, contrasti, divergenze, resistenze, ci sarebbe la rigida, glaciale, immobilità. Dunque nel nostro vivere siamo continuamente alle prese con attriti di ogni tipo. Naturalmente pure in musica esiste ciò. Quando si dice a qualcuno (anche a se stessi) “immagina tal cosa”, si chiede di generare una scena con degli oggetti (eventualmente con le loro proprietà attive) e proiettarli su una sorta di schermo mentale.
Questa è l’esperienza più comune, quotidiana, che però solitamente produce confusione tra alcune parole molto importanti e i loro concetti: immaginazione, fantasia, idea e creatività. Queste parole si tende a usarle come sinonimi, ma non lo sono. Molto brevemente, pertanto senza alcuna pretesa di completezza, si tenta qui di chiarire la questione, per poi relazionarla al mondo dei suoni, alla dimensione musicale. In musica il più rapido effetto lo riceviamo dalla natura dei suoni: qualità fisica musicale; sovrastruttura.
Ciò determina quell’impatto emotivo che spesso è permanente negli ascoltatori anche più accorti, e che sovente non permette un approfondimento dell’ascolto più sostanzialmente musicale. Ossia quel che definisce la struttura della musica: ritmo, melodia e armonia. Nei generi musicali tra le discriminanti più importanti vi è la cosiddetta modulazione*.
In un brano la modulazione è il cambiamento di tonalità, ossia la variazione della scala basamento della melodia e armonia correlate. Può essere temporanea o permanente, cioè si può modulare ulteriormente andando a un’altra tonalità o ritornare a quella di partenza (o rimanere fino al termine del brano a quella raggiunta), per esempio da LA maggiore a MI maggiore e poi a SI minore o tornare a LA maggiore (o rimanere in MI maggiore). Premettendo che si sa poco e che si hanno pochissime certezze della musica dell’antica Grecia (dalla quale è principalmente derivata la musica occidentale), tanto che diffusamente nei testi di storia della musica è riservato pochissimo spazio, possiamo tentare di sintetizzare per brevemente relazionarla alla prassi della musica moderna.
Un paio di interessanti sorprese. Seppur la stragrande maggioranza di noi occidentali sia ben felice del proprio patrimonio musicale, quale che sia il genere, Classica, Pop, Jazz, Rock, Funk ecc., questa stessa maggioranza conosce le peculiarità delle musiche indiane e arabe, ossia di essere esclusivamente ritmiche e melodiche (non hanno accordi). Per contrappeso, oltre alla sofisticatezza ritmica, hanno un ancor più sofisticato sistema per melodizzare. Lo abbiamo intuito tutti. Affronteremo, seppur in modo sommario, questo argomento perché, oltre a essere parecchio sconosciuto, quel poco che si sa è anche alquanto scorretto; ma soprattutto perché è molto più legato alla nostra musica di quanto si creda.
Un disco epocale, di uno straordinario bassista che contribuì eccezionalmente alla reputazione e allo sviluppo, già crescente, del basso elettrico; Pastorius ci riuscì per vari motivi, non tutti inerenti alla pura musica.
Jaco Pastorius fu pubblicato nel 1976; dunque lo stesso anno del celebre “Black Market” dei Weather Report, cui sostituì un altro fenomenale bassista, Alphonso Johnson: Pastorius suonò in due soli brani, ma si mise così tanto in luce che appunto il suo disco solista fu subito “recuperato” e da lì in poi la sua fama fu in esponenziale aumento. Miles Davis, si sa, è un artista straordinario; per molti motivi. Ce ne è uno che è parecchio peculiare e che è poco noto.
Davis si differenziò ulteriormente da tutti gli altri perché fece una scelta radicale già sul finire degli anni Sessanta: conclusasi dopo alcuni anni e alcuni stupendi dischi la meravigliosa esperienza del famoso quintetto (Shorter, Hancok, Williams e Carter), si immerse totalmente nella musica modale, e non ne uscì più. All’alba dei ’90 del ‘900 sorsero due stili musicali molto diversi tra loro: l’Acid Jazz e il Grunge.
Uno britannico ed elegante, l’altro americano e scapigliato; uno parecchio innervato da interventi strumentali di buona qualità, l’altro soprattutto vocale e strumentalmente un po’ trasandato. Uno, sorta di iper raffinato Funk, l’altro, ruvido Rock contiguo con l’Hard; in sostanza quasi agli antipodi, quasi delle antitesi musicali. Ma c’è un importante contenuto musicale che li accomuna. La magia di un’invisibile energia che viaggia nell’aria e colpisce il nostro udito incantandoci.
Basta una nota per attirare la nostra attenzione; per emozionarci, stregarci… La musica crea un‘atmosfera che altera in modo profondo la nostra percezione dell‘ambiente circostante; appena quei suoni smettono di far vibrare l‘aria, la magia cessa. Il successo di un brano (similarmente anche l’ottima accoglienza di un solo di uno strumentista) è dato perlopiù dalla sua facile cantabilità melodica: il motivo “orecchiabile”. E il buon dizionario musicale della Garzanti (Le Garzantine) ci informa che cantabile è un “pezzo vocale di carattere melodico, simile o uguale all’Aria, che si mantiene nell’ambito medio di un dato registro evitando intervalli difficili e rapide successioni di note”.
Vale a dire, lenti movimenti in un ridotto spazio musicale (di solito nell’ambito dell’ottava musicale ossia nello spazio di raddoppio-dimezzamento frequenziale delle note: per esempio Do1 – Do2). Ad eccezione della stragrande maggioranza della musica Classica del Novecento e del Jazz, nella musica moderna c’è (soprattutto stata*) un’importante differenza: quella dai contenuti di alto e basso profilo, quella più impegnata (e impegnativa) e quella più disimpegnata e commerciale.
Si potrebbe indicare, semplificando**: le musiche che rientrano nell’alveo difficili e facili, complicate e semplici, sono categorizzate da una parte nei generi Progressive e Jazz-Rock, e dall’altra Pop, Funk-Dance, Blues e Rock (quello più semplice di natura blues o di canzone pop rivestita con suoni più sofisticati o al contrario più “duri”: l’Hard-rock) ***. 1. Outside del 1995 è l’opera più ambiziosa, sperimentale e pregevole di David Bowie del periodo post Settanta, segnatamente la cosiddetta trilogia berlinese; 19 brani nati in studio (per 75 minuti).
È un concept album che vede rinverdita la collaborazione di Bowie con Brian Eno: veste i panni del detective Nathan Adler. Palingenesi artistica. Opera minimale, eppure espressionista; alquanto acustica. Un capolavoro.
Uno dei pochissimi degli ultimi trent’anni di Rock e dintorni. Significativa è la quota di innovazione fornita dalle scarne, impulsive, indolenti e quasi mormorate melodie intonate da Mark Hollis, sostenute da interventi strumentistici che appaiono e scompaiono come fantasmi. È annichilita ogni trivialità pop. |
Carlo Pasceri
Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore. TEORIA MUSICALE
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Marzo 2024
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