Is That So? è comunque in assoluto un disco molto insolito, perché è cantato dall’indiano Shankar Mahadevan con i loro modi melodici (raga) e sistema musicale a 22 note, quindi melodie “indiane” che si muovono su armonie occidentali generate dalla chitarra sinth (McLaughlin), e le percussioni (predominano le tabla) di un altro indiano, Ustad Zakir Hussain, storico collaboratore di McLaughlin nel progetto Shakti alla ribalta nel 1975.
Dunque il risultato di questi sei brani (tutti a firma del duo chitarra e voce tranne uno nel quale si aggiunge il percussionista), cui il più breve è di sette minuti e il più lungo di undici, è ammaliante, soprattutto se ci si dispone di ascoltare un’opera (cui ideazione e preparazione risale a sei anni fa) che, nell’immediato, probabilmente non è così attraente per i più.
Un canto che per molti di noi può esser considerato monotono su vellutati manti armonici e ritmi non traducibili nel nostro assiduo 4/4 backbeat; ritmi, peraltro non sempre presenti, che iniziano quasi nelle parti centrali, lasciando l’abbrivio (a volte pure la conclusione) dei pezzi solo alla voce e chitarra.
I brani hanno tutti un “umore” simile, tendenzialmente pacato, le raffinate sonorità danno una sensazione di ambiente elegante, da albergo di lusso, d’altronde la forma strutturale dei pezzi è tutto sommato convenzionale. Nondimeno qua e là c’è qualche accelerazione e impennata strumentale; i soli di McLaughlin sono tutti con la sinth e col caratteristico timbro smussato e un po’ nasale che già usava negli anni Ottanta (rammenta anche quello usato da Allan Holdsworth), non ci sorprende, ma nemmeno delude, sono perfettamente inseriti in questo teatro musicale tanto scarno quanto sofisticato.
Is That So? nella sua omogenea densità quasi si solidifica e diviene un vettore che, capitanato da questi straordinari artisti di provenienze diverse, trasporta l'ascoltatore in uno speciale spazio musicale. Ma non bisogna dimenticare che la musica non è una cosa, per quanto meravigliosa, come una scultura o un quadro, la musica è un peculiare processo energetico e cognitivo che si sviluppa nel tempo: corpo e spirito in continua mutazione. E John McLaughlin è tra quelli che meglio ha coniugato in assoluto questa sorta di opposti, in tutta la sua lunghissima e luminosissima carriera. Sì, è così.
*Il grande batterista-percussionista-compositore Trilok Gurtu nel corso della sua importantissima carriera ha occasionalmente offerto simili fusioni.
John McLaghlin è uno dei protagonisti del libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra