I Beatles hanno fatto molte cose straordinarie, e nella loro storia si possono annoverare miriadi di piccole e grandi singolarità, dei veri e propri primati. Una di queste eccezionalità è che dopo aver conseguito enormi successi di pubblico e di critica, che possiamo affermare oggi più che giusti, hanno realizzato uno dei loro capolavori al termine della propria carriera. In sostanza Abbey Road è l’ultimo album dei Beatles in termini di registrazioni (anche se fu il controverso Let It Be l’ultimo a esser pubblicato).
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Rock Bottom di Robert Wyatt è stato pubblicato nel 1974, ed è il primo disco dopo l’incidente che lo ha costretto sulla sedia a rotelle; alcuni suoi amici, ottimi musicisti, hanno partecipato a questa opera, che è stata prodotta da Nick Mason.
Di solito quando icone rock di questo rango tornano a esprimersi con nuovi lavori dopo moltissimo tempo (in questo caso ben 25 anni), per stima e affetto, si è simpaticamente molto indulgenti. Anche noi nutriamo stima e affetto per Roger Waters, ma ciò non ci conduce verso un ascolto condiscendente.
Per comodità si può dividere l’arco della carriera dei Beatles, che è costituita da quasi 190 brani e va da circa il 1963 al 1970, in sole due fasi: quella degli esordi coi primi singoli e i primi 33 giri fino a Rubber Soul (’65), e quella matura da Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (’67) a Let It Be; il perno basilare tra le due fasi è Revolver (’66).
John Coltrane, sassofonista (tenore/soprano) e compositore jazz, è stato uno dei protagonisti della musica del ‘900. Ebbe un approccio musicale differente dalla stragrande maggioranza dei suoi colleghi, non solo quello di strumentista-compositore attento a imparare e raffinare il “mestiere”, ma anche quello di rigoroso studioso, sorta di filosofo-scienziato: concezione di vita religiosamente illuminata, manifestata oltre nell’essere persona sensibile e pacata anche nel dedicarsi in modo quasi ossessivo alla musica.
Se è vero come è vero che la qualità di un’opera è genericamente data dal suo tasso di originalità, Frank Zappa è riuscito a nobilitare il Rock attraverso quella procedura compositiva che questo genere, anche e soprattutto tramite lui, dalla metà dei ’60 ha applicato: la totale assenza di limiti (se non quelli dati dalle conoscenze, spessore e gusto dei musicisti) nell’andare a usare qualsiasi fonte per produrre musica. Dunque Zappa ha realizzato opere creative mediante un’intelligente decomposizione-composizione. E questo era talmente manifesto, che lo hanno subito capito tutti: non c’era bisogno di conoscere profondamente la musica e analizzare la sua, per cogliere l’enorme diversità tra lui e il resto del Rock.
Miles Davis qualche mese prima dell’agosto 1969 (in febbraio), per il disco In A Silent Way, aveva cominciato massicciamente a sperimentare soluzioni elettroniche e manipolazioni in post-produzione, sempre con l’aiuto del fidatissimo Teo Macero. In Bitches Brew, quell’esperienza è portata alle estreme conseguenze. E la sua musica davvero si può pregiare di attribuirsi appunto l’aggettivo (all’epoca abusato e forse ancora oggi) di “sperimentale”.
Jeff Beck ha iniziato verso la metà degli anni ’60 a farsi notare come chitarrista elettrico con spiccate doti tecniche e di fantasia, grintoso e sorprendente, sostituendo nel 1965 Eric Clapton negli Yardibirds: era il più moderno. Con l’avvento di Jimi Hendrix fece un passo indietro, si ripresentò nel biennio ’68/’69 con due dischi a suo nome, Truth e Beck-Ola, non così importanti, in ritardo rispetto a quello che stava accadendo: rock-blues cantato alquanto scontato con esigue impennate chitarristiche di livello...
Bundles del 1975, ottavo disco dei Soft Machine, è stato ed è tuttora un disco sottovalutato. Bundles è un disco differente dagli altri dei SM: il preminente inserimento della chitarra elettrica solista, suonata dal grande Allan Holdsworth, è la caratteristica che più lo contraddistingue. Sicuramente meno sperimentale, quindi coraggioso dei suoi precedenti, più incline ad appoggiarsi sulle parti solistiche, ha più respiro improvvisativo e meno creatività compositiva. Tuttavia, oltre a brillanti solismi, ha delle parti compositive non irrilevanti, anzi qua e là ragguardevoli…
David Crosby, Stephen Stills, Graham Nash e Neil Young, i CSN&Y, sono stati una tanto breve quanto strepitosa avventura musicale. Tutti chitarristi-cantanti e autori, hanno debuttato, senza Young, l’anno precedente con l’ottimo Crosby, Stills & Nash poi con Déjà vu, hanno assestato un gran colpo anche in termini di vendite: fu un successo; meritato. Loro arricchiti, ma pure il Rock con loro...
Frank Zappa è stato uno dei geni della musica Rock; è una cosa risaputa, meno conosciuti i reali motivi. I suoi primi dieci anni di attività furono densi di opere innovative. L’iniziale periodo (debuttò discograficamente nel 1966) fu accompagnato dal gruppo delle Mothers of Invention; dopo qualche tempo proseguì anche parallelamente come “solista”, assoldando abilissimi esecutori per le sue complicate partiture musicali (occasionalmente ci fu qualche fuoriclasse come Jean Luc Ponty, George Duke e i fratelli Brecker).
Il Jazz è difficile che piaccia perché dona pochi appigli su cui reggersi e “godere del panorama”. È perlopiù sfuggente, scivoloso; è un po’ come una musica voodoo, per iniziati. Certamente c’è quello più popular, con declinazioni più semplici, meno arduo, ma in sostanza il discorso non cambia. Il meraviglioso quintetto di Miles Davis degli anni '60 con Wayne Shorter, Herbie Hancock, Tony Williams e Ron Carter fu (anche) una ingegnosa rivisitazione dei principi free di Ornette Coleman: alla fine degli anni 50, Coleman dette un grande impulso innovativo. Certamente fu uno di quelli che carezzarono poco l’orecchio dell’ascoltatore.
Il musicista statunitense Chick Corea, con già all’attivo vari dischi solisti e collaborazioni di grande rilievo, fonda nel 1972 il superbo gruppo dei Return to Forever. Chiama con sé la straordinaria coppia brasiliana Flora Purim (voce e percussioni) e Airto Moreira (batteria e percussioni), Stanley Clarke (basso) e Joe Farrell (sassofoni e flauto). Nel corso del ’72 pubblica due bellissimi dischi, l’omonimo Return to Forever (che è formalmente accreditato al solo Corea) e Light As a Feather.
L’album U.K., realizzato dalla band omonima nel 1978, è grande disco crossover. E’ il prodotto del supergruppo formato da quattro musicisti principeschi: due magnifici co-leader (Bill Bruford e John Wetton), uno stimatissimo session man (Allan Holdsworth) e un emergente (Eddie Jobson). Il disco è un crossover tra Jazz-Rock e Progressive; ottimo esempio di opera che ha differenti traiettorie musicali, utile anche per chiarire in tal senso alcuni profili. In questo album dominano le componenti e il carattere Jazz-Rock, tuttavia può confondere il fatto di essere in parte cantato e che alcuni membri del gruppo abbiano avuto esperienze legate al Progressive e dintorni.
I Gentle Giant sono uno dei gruppi più importanti del Progressive. Debuttano con l’omonimo album nel 1970 e terminano l’attività nel 1980 con Civilian: undici dischi (in studio) in undici anni. Si distinguono per un approccio virtuosistico nella composizione e nell’esecuzione, poiché complessi nelle forme (seppur con brani mediamente di cinque minuti) e nelle strutture, particolarmente stratificate e dinamiche nelle loro parti costituenti.
Il 12 gennaio 1969 esce per la Atlantic Records l'album di debutto dei Led Zeppelin. Siamo sul finire degli anni ’60, era il tempo in cui stava emergendo uno stile di musica più duro, che coniugava canzoni pop, ballate acustiche folk, R‘n’R e Blues. E i Led Zeppelin hanno fondato e sviluppato, insieme con altri, uno stile di Rock chiamato “hard”; successivamente faranno e saranno ben di più. I primi due dischi (tutti e due del 1969) sono orientati in rielaborazioni personali e un po’ sperimentali di hard R‘n’R e Blues: furono delle bombe.
5 dicembre 1974, gli Yes, dopo i fasti del precedente anno con il tanto magniloquente quanto valido Tales From Topographic Oceans, e il poderoso triplo live Yessongs (che però nulla ha aggiunto), pubblicano negli Stati Uniti (era già uscito qualche giorno prima in UK) un disco che in modo alquanto diffuso è considerato ottimo, parente stretto di Close To The Edge. Rispetto al precedente hanno cambiato il tastierista: Patrick Moraz ha preso il posto di Rick Wakeman. Perciò Jon Anderson (voce), Steve Howe (chitarre), Chris Squire (basso) e Alan White, che aveva rimpiazzato il fuoriclasse Bill Bruford migrato nei King Crimson.
Il secondo disco della Jimi Hendrix Experience, Axis: Bold As Love, dei tre registrati in studio e pubblicati quando lui ancora in vita e quindi interamente legittimi, è forse quello meno celebrato; comunque amato e splendido. Siamo alla fine del 1967, e segue quello di esordio (Are You Experienced), a questo seguirà il più ambizioso Electric Ladyland; in circa due anni Hendrix ha gettato le basi della sua leggenda (certamente insieme con i suoi i suoi straordinari, trascinanti concerti).
A fronte di alcuni commenti sulla pagina Dischi da leggere, in relazione al breve articolo pubblicato ieri su Martin Barre e i Jethro Tull, è stata evidenziata un’affermazione pubblicata su un libro (peraltro di ottima diffusione), riferito al disco Thick as a Brick. Il recensore scrive che l'album in questione è costituito da “…due facciate di musica senza canzoni, con un riff di flauto che affiora più volte lungo il disco e poco più." Ora, di là dell’opinabilissima opinione tanto ingenerosa quanto poco argomentata sui Jethro Tull da parte dell’autore, nella fattispecie non si può non rilevare che le cose per il disco Thick as a Brick, non stanno così.
L’assetto più agile e crudo del Rock è il trio chitarra-basso-batteria; più la voce. Dopo la metà dei ‘60 i Cream e gli Experience di Jimi Hendrix sono stati i gruppi più creativi e potenti. In seguito ce ne stati altri, ma non poi così tanti come forse si potrebbe immaginare. Pochissimi a quel livello… Nell’antropologia musicale questi sono fuori scala. E i Led Zeppelin rientrano in quest’alveo, hanno prodotto della musica a largo spettro, pur non usando le tastiere se non occasionalmente in studio e con alcune sovraincisioni di chitarra; ciò è stato possibile per le soluzioni ingegnose nei loro contenuti e dalla capacità di esporli con caratteristiche individuali straordinare.
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Carlo Pasceri
Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore. TEORIA MUSICALE
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Aprile 2024
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