Probabilmente qualche appassionato nel corso della sua carriera di ascoltatore si è domandato come mai i due mondi musicali Jazz e Rock siano stati e tuttora siano pochissimo comunicanti; il fenomeno investe entrambi i lati: hanno delle difficoltà l’uno verso l’altro, seppur per motivi diversi. Comunque il lato più estromesso è quello del rocker verso il Jazz; viceversa è più un disagio che un’esclusione.
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E’ noto che il tempo lo misuriamo mediante ciclicità, che sia quella dell’arco di un giorno, delle stagioni o delle lancette di un orologio… E quando si tratta di musica più o meno tutti hanno sentito dire “questo pezzo è in 4/4”, e a cosa sia riferito molti lo hanno intuito, ovvero al tempo musicale. È chiamato metro*. Il metro è il conteggio degli intervalli simmetrici del tempo (battiti) a cui lo scorrere musicale è ineluttabilmente correlato; indica quanti siano quelli raggruppati (nel modo più semplice e logico) in una “scatolina” chiamata misura (o battuta). Ciò si determina dal periodare degli accenti insiti nel ritmo, sovente dalle parti cicliche di un groove di batteria o di un riff di chitarra o basso.
Il 29 maggio 1992 moriva a Madrid lo straordinario chitarrista britannico Ollie Halsall. Era nato a Southport il 14 marzo 1949. E' stato membro dei Patto e dei Tempest e aveva collaborato a lungo con l'ex Soft Machine Kevin Ayers.
Oggi viviamo un tempo di forti contaminazioni culturali, pertanto molte radici dei vari popoli si sono mischiate, innestate e sviluppate in folti rami. Tuttavia non solo fino a pochissimi decenni fa non era così, ma di certo non si può ancora affermare che le diversità e differenze culturali e artistiche si siano azzerate, omogenizzate in un super polpettone post moderno. In musica non è una mera questione di stile e superfici, ma al contrario qualcosa che va parecchio in profondità e indietro nel tempo.
Il Jazz-Rock è il genere che ha avuto meno fortuna, il suo periodo dorato è persistito davvero poco, meno ad esempio del contemporaneo Progressive che, successivamente, fu più celebrato e “resuscitato”. Nato a cavallo tra i Sessanta e i Settanta si è imposto sullo scenario internazionale sul finire del 1971 con il primo disco della Mahavishnu Orchestra The Inner Mounting Flame. Fece furore, influenzando molti grandi artisti anche di altri generi, ma già dopo soli cinque anni per vari motivi il Jazz-Rock è entrato in crisi e in sostanza sul finire dei Settanta era morente.
In qualche modo il posto di questa musica strumentale e alta lo prese il genere Fusion, che durò un po’ di più, a fronte di semplificazioni di molti fattori, per l’attiguità al cantabile Pop e al ballabile Funk. Come già accennato nel precedente articolo, gli assoli musicali sono una porzione importante di musica, anche perché, tanto banalmente quanto brutalmente, aggiungono moltissime note al brano.
Ammettiamolo, l’assolo di chitarra è roba da vecchi. Un tempo tutte le canzoni ne avevano uno, ma oggi sono in via d’estinzione. Perché la chitarra solista è sparita dal mainstream? Così recentemente un articolista sulla rivista Rolling Stone; e ammonticchiando parecchio confusamente ed erroneamente alcune questioni e argomenti, non si è nemmeno risposto…* Però è vero, gli assoli di chitarra elettrica in special modo con timbro distorto un tempo erano più presenti nelle produzioni musicali; tuttavia la tendenza è iniziata moltissimo tempo fa**, non è cosa recente.
Verrebbe subito da chiosare considerando che storicamente nelle produzioni più disimpegnate, come quelle delle boy band, l’assolo è praticamente assente, pertanto far conseguire che più che indice di modernità la rarità di assoli è sintomo d’immaturità; e viceversa, altro che "roba da vecchi"… Ma approfondiamo un minimo. Mauro Pagani è uno dei nostri musicisti più importanti; polistrumentista e cantante, un artista che ha espresso un fare musica di ampi orizzonti, di sguardi rivolti, oltre il nostro Meridione, soprattutto verso le terre dell’Europa orientale, di quelle etnie un po’ zingaresche, comunitarie, ma fortemente intrise di un endemico carattere individualista. Ha splendidamente coniugato suoni e lessici musicali tradizionali ed etnici, le vocalità più personali con le innovazioni della musica strumentale degli anni Settanta, quella del Jazz-Rock di Miles Davis, Mahavihnu Orchestra e Soft Machine.
Eh certo, troppo facile con copertine e titoli! E che ci vuole a evocare fascinose terre esotiche popolate da tribù perdute, con viaggiatori misteriosi che passano nottetempo tra Gibilterra e Madagascar, approdare alla via insulare e poi circolare tra mercati negri sudafricani con sottobraccio il libro della giungla; mimare tanghi americani e danze del sole nubiane in affollate processioni, tra colorati carnevali e acquosi aneddoti caraibici. Certo, che ci vuole… Josef Zawinul, tastierista e compositore austriaco, da tempo aveva messo d’accordo un po’ tutti, appassionati e addetti ai lavori di tutti i generi musicali, che lui era l’apice di un percorso di ricerca tra l’essere uno strumentista e un compositore capace di mescolare ritmi, suoni, armonie e melodie di mondi differenti e allo stesso tempo catalizzatore di un’abilità assoluta che, a prescindere dal genere, è tanto paradigmatica quanto riconoscibile.
La sua figura, torreggiante, indica un eminente fare musica che travalica generi e gusti. Solo dei colossi si può dire questo; e non di tutti. Il terzo disco della Mahavishnu Orchestra, Between Nothingness & Eternity è un disco molto più interessante di quanto potrebbe sembrare: ha alcune singolarità. Quella che salta subito all’occhio è che consta solo di inediti: tre brani (naturalmente piuttosto lunghi). Pertanto non sono inclusi alcuni cavalli di battaglia come quasi sempre accade nei dischi registrati dal vivo. Si potrebbe pregiudizialmente pensare sia un disco un po’ raffazzonato, tanto per pubblicare qualcosa magari per contratto: il gruppo era pervaso da malumori e litigi, infatti, la prima versione della MO ebbe termine proprio con questo album, registrato al Central Park di New York nell'agosto del 1973 e pubblicato in novembre.
I due fattori compositivi più usuali dei brani musicali sono il tema melodico e il Riff. Il tema quasi sempre è sostenuto da successioni tonali di accordi che ne amplificano, di molto, l'efficacia e la caratterizzazione, ed è di poche note alquanto allungate e ripetute, con pause: spesso giunge a misurare 16 battute. Il Riff è un ostinato accordale-melodico in tessitura medio-bassa di un paio di battute che si autosostiene soprattutto in virtù dell’ossessiva ripetizione e che pertanto è quasi sempre modale, ossia non ha una serie di accordi; a volte ha un minimale motivo melodico sovrapposto.
Premessa L’autore di questo scritto è amante della musica strumentale, del Jazz-Rock e, segnatamente, dei Soft Machine. Preludio
Hidden Details è un disco di musica strumentale di genere Jazz-Rock, a nome dei Soft Machine. Ti è piaciuto? L’ho gradito; un po’ come quando si leggono quei romanzi di qualche autore di gialli che conosci già, che ha ideato qualche personaggio tipo un investigatore coi suoi amici… Lettura scorrevole e senza vere sorprese? Esatto. Si sa già cosa e come accadrà, tutto è smussato. Nessuna avventura? Fa passare tranquillamente il tempo, con le pantofole. Non lascia alcun segno. Quel meraviglioso ed enorme vortice di onde di energia qual è la musica per me è stato sin da subito una specie di radar che mi ha aiutato a orientarmi nel mondo: mi segnalava i profili e i colori della realtà circostante. Divenne anche un sonar per scandagliare in profondità; di conseguenza ho vissuto. E così tuttora vivo. Talvolta nella mia testa l’eco della musica mi fa come intravedere nel buio la coda di un segreto sul punto di svelarsi, ma che gira l’angolo e sparisce, inafferrabile. Come un sogno che sta svanendo e che si cerchi di rammentare… Tuttora lo cerco.
Musica di protesta sociale, aggressiva, rapidissima, esasperata ed esasperante, incentrata sul rifiuto delle norme e regole compositive e tecnico-strumentali; e delle gerarchie. Trasgredisce tutto e tutti. No, non è il punk, è il free-jazz. Soprassedendo gli esperimenti di Lenny Tristano di fine anni Quaranta (e poi di altri), il free-jazz (chiamato all’inizio “new thing”) è nato e cresciuto in USA negli anni Sessanta per opera di musicisti di colore. E nel 1971 (registrato l'anno precedente) è pubblicato Where Fortune Smiles, successivamente accreditato al solo nome di John McLaughlin; un’opera discendente dall’esperienza che in quegli anni aveva raggiunto il culmine, che stava fecondato continenti diversi e musicisti non necessariamente legati alla causa del Black Power. Ciò indica il poderoso impatto che la “new thing” ebbe nella comunità musicale.
L'immagine al centro di questo post a molte persone non dirà nulla. Questo però è, come dire, nero su bianco, uno dei riff che gli italiani conoscono maggiormente. Lo conoscono anche quelli che poco o nulla si sono interessati alla musica più impegnativa o a quella strumentale. Lo conoscono perché c’è stato un gruppo, di musica strumentale, che al culmine dell’esiziale crisi della stagione aurea che ha attanagliato il grande Rock e dintorni seppe conquistare una considerevole quota di importanza (anche internazionale) a tutt’oggi riconosciuta: i Goblin.
Riff, ma quale riff parte seconda, “a volte ritornano”… Nel XX secolo l’ostinazione, quasi l’ossessione industrial-meccanica della reiterazione, si è manifestata in maniera straordinaria e diffusa in ogni attività umana, esacerbando qualsiasi precedente in tal senso. Pertanto anche in musica. L’enorme successo del Bolero di Maurice Ravel e O Fortuna (Carmina Burana) di Carl Orff, quasi cent’anni fa, stanno lì a dimostrare una via apertissima. Anche prima c’erano gli ostinati, ma non in modo così strutturale, grandioso, spettacolare. In seguito, negli anni Sessanta, c’è stata la musica minimale, elettronica e non, che generava un organismo musicale con una forma autoreplicante con minime variazioni, ipnotica, un po’ come le decorazioni islamiche a pattern geometrici.
Swinging London! A metà anni Sessanta del XX secolo Londra è l'ombelico del mondo. Irradiava un vitalissimo fermento giovanile, oscillava impetuosamente verso il futuro; effervescenza che naturalmente ha innescato importantissime cose musicali. Fatti salvi i Beatles e tutto il grande Rock più di massa, ci fu un movimento più virato verso la musica strumentale che, partendo dal Blues e mischiandosi con istanze più avanzate, ha generato molte validissime realtà, tra cui i Colosseum del batterista Jon Hiseman che proveniva da importanti esperienze.
“Il silenzio comincia ad assumere un corpo, a diventare una cosa.” Così il poeta, ma a ben ascoltare In A Silent Way di Miles Davis, la sua via non è poi così silenziosa, anzi… È trascorso più di mezzo secolo e questo celebre disco ancora ci interroga. Ci interroga ancora forse perché, seppur diffusamente considerato un capolavoro, la letteratura relativamente a esso scarseggia.
Sollecitato dalla domanda di un lettore a proposito della "faccenda controversa del brano In a Silent Way di Zawinul, registrato da Davis e dopo un paio di anni rifatto da Zawinul stesso, anche perché sembra fosse insoddisfatto della versione di Miles: le due versioni si somigliano o no?" Domanda pertinente: diffusamente (anche nella pubblicistica più attenta) si ritiene che le due versioni si somiglino; se così fosse Zawinul ci avrebbe ripensato nel considerare la versione di Miles insoddisfacente…
Tratto dal libro Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra
Storicamente sono stati tre i più grandi chitarristi del Jazz-Rock: John McLaughlin, Al Di Meola e Allan Holdsworth. Ed è curioso notare che due sono britannici e uno, Di Meola, americano di chiare origini italiane.
Holdsworth si differenzia da McLaughlin e Di Meola per varie ragioni, due le più evidenti: la sua carriera come leader ha fatto molta fatica a concretarsi, e sicuramente non ha avuto il successo di pubblico degli altri due; il suo stile chitarristico, seppur come McLaughlin e Di Meola basato sulla rapidità, privilegia l’articolazione tecnica del legato (dopo aver dato l’impulso con la mano dx congiunge le note immediatamente seguenti tastandole solo con la sx), mentre gli altri due sono dei formidabili plettratori (suonano a una a una la stragrande maggioranza delle note con la mano dx), e usa la leva vibrato.
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Carlo Pasceri
Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore. TEORIA MUSICALE
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Aprile 2024
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